La Regione ha messo a disposizione i soldi in almeno due tornate
Daniela Bio: «In questi casi serve il coraggio dell’amministrazione»
Il sito abbandonato dell’azienda Eredi Bertè in cui è scoppiato il tremendo rogo del 6 settembre 2017 è rimasto inalterato da allora, ma qualcosa, piano piano, sta muovendosi, il tutto condizionato dall’atteggiamento politico. La città di Mortara con il suo sindaco Marco Facchinotti ha preso una decisione secca, cercando di giocare in contropiede. Ha fatto scrivere al curatore fallimentare dal proprio avvocato Anna Maria Ghigna. L’amministrazione leghista è convinta che “chi inquina deve anche bonificare”. Questo sarebbe l’ideale, ovviamente, ma spesso non succede e in questo caso sono in corso azioni giudiziarie sia civili che penali per il fallimento dell‘azienda Eredi Bertè e per il processo che vedrà lo stesso Vincenzo Bertè alla sbarra con l’accusa di incendio colposo. Gli inquirenti hanno stabilito che qualcuno ha appiccato il fuoco, ma non sono riusciti a trovarlo. In ogni caso la colpa di avere ammucchiato detriti per il doppio del consentito e per non avere ottemperato ad altre iniziative di salvaguardia del sito è stata imputata a Bertè. La vicenda di oggi, però, ci porta a una situazione in deciso movimento. La Mwr Metal e Waste Recyling che ha sede a Catania, ha ricevuto in affitto il sito della Eredi Bertè il 19 giugno 2019. Pochi giorni dopo, il 2 luglio 2019, il tribunale ha dichiarato il fallimento della stessa. Come curatore fallimentare è stato incaricato il commercialista di Vigevano Gino Socci, il quale deve tenere conto dei crediti da soddisfare. Nell’intricata vicenda si inserisce la Provincia di Pavia che è la responsabile delle autorizzazioni ambientali e che dovrebbe ora rivedere i provvedimenti di revoca per consentire alla Mwr Metal di iniziare a lavorare. In questo panorama la Provincia dovrebbe concedere una proroga della concessione. Ma c’è di mezzo la bonifica del sito che potrebbe condizionare l’intera vicenda e precludere ogni possibile sviluppo. «La Regione – afferma Daniela Bio, di Forza Italia, vicepresidente della Provincia di Pavia e consigliere di opposizione a Mortara – ha emesso in anni successivi dei bandi che contengono fondi destinati ai comuni che vogliono utilizzarli per la bonifica di siti simili a quello che abbiamo a Mortara. È vero che toccherebbe alle aziende, ma se queste scompaiono o falliscono per ripartire serve un intervento pubblico. Di esempi già visti per bonificare materiale inquinante ne abbiamo anche attorno a noi, vedi Valle Lomellina, Broni o Sannazzaro. Il Comune di Mortara non l’ha fatto, ma la chiave politica è contraddittoria. Sarebbero decisioni coraggiose da prendere e spesso è necessario farlo. Secondo la mia opinione il Comune non può tirarsi indietro su questa vicenda. Nei confronti dei cittadini ha sicuramente la responsabilità di non aver monitorato a fondo su quel che succedeva in quel sito». Le opinioni sono politiche, ma vanno prese in considerazione. Se la Regione attivata dal Comune avesse concesso dei fondi per la bonifica forse a distanza di quattro anni non avremmo più il cumulo di rifiuti bruciati in via Fermi. Proseguendo così il rischio è che si vada avanti per anni. Nel frattempo l’ultima mossa delle Provincia di Pavia è stata quella di revocare l’autorizzazione rilasciata alla società di recupero rifiuti Sviluppo Industriale Srl di Mortara. L’azienda infatti risulta guidata da Vincenzo Bertè, sotto processo per il rogo della Eredi Bertè. La società, però, ha ricorso al Tar contro la Provincia di Pavia.