MORTARA E DINTORNI NELLA STORIA – La “Pietra del diavolo” a Gropello Cairoli.

A cura di Simone Tabarini.

Nel folclore locale, il Diavolo compare spesso in leggende tramandate oralmente da generazioni in generazioni. A volte, questi racconti si intrecciano con elementi concreti del territorio: un albero, un fiume, una pietra. È il caso della “Pietra del Diavolo” di Gropello Cairoli. Un tempo, secondo la tradizione orale, al centro del paese, si trovava un grande masso di probabile origine romana (pietra miliare?), riconoscibile per una strana particolarità: la superficie sembrava riportare l’impronta di due natiche. Nacque così una leggenda affascinante: il Diavolo, in fuga dall’Arcangelo Gabriele che lo inseguiva per i suoi peccati contro la popolazione della città di Pavia, si fermò nel piccolo borgo per riposare. Il suo corpo, ardente dopo la lunga corsa, lasciò un segno indelebile sulla pietra: le sue natiche. Ma, avvertita la presenza dell’Angelo, iniziò a scappare nuovamente nel territorio Lomellino, abbandonando la pietra, che divenne un simbolo per la comunità. L’oggetto fu collocato prima in piazza, poi davanti alla chiesa parrocchiale. Negli anni tra la fine degli ’80 e l’inizio dei ’90, la Lomellina fu scossa da un fenomeno inquietante: gruppi di giovani, tra droghe, alcol e sedicenti riti satanici, cercavano oggetti carichi di significato simbolico per i loro rituali. Proprio in quel periodo, l’insolito oggetto, storico/“religioso” sparì misteriosamente. Si sospetta sia stata trafugata per essere usata come altare in qualche cerimonia occulta. Oggi della pietra non resta che il ricordo tra alcune persone della cittadina. Ma per gli abitanti di Gropello, essa continua a rappresentare un frammento vivo di leggenda, identità e memoria collettiva. Un simbolo che va a contrastare la storia (Romani) e la leggenda.

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