A cura di Alessandra Restelli e Maria Luisa Siviero.
I primi ombrelli non erano semplici strumenti di protezione: erano segni tangibili di potere e privilegio, tanto da essere portati da membri della servitù, la cui unica funzione era quella di garantire il comfort dei detentori del potere. Anche se si affermò come un oggetto comune, il suo utilizzo rimase quasi esclusivamente ad appannaggio delle classi nobiliari. La sua presenza ai banchetti, alle corti e nelle cerimonie importanti serviva a sottolineare la distinzione tra le élite e la gente comune. In un periodo in cui l’abbronzatura era segno di lavoro manuale e, quindi, di una vita di stenti, il pallore della pelle divenne sinonimo di aristocrazia. Questo canone estetico influenzava non solo le scelte di abbigliamento, ma anche gli accessori come l’ombrello, che divenne parte integrante della rappresentazione pubblica delle classi elevate. Con l’inizio dell’ 800 si verificò una svolta significativa nella sua concezione entrando nel mondo della moda come elemento di stile. I materiali utilizzati spaziavano dal cotone al lino, fino alla seta, arricchiti con pizzi, dai modelli variabili che riflettevano non solo l’estetica del tempo, ma anche le esigenze pratiche delle donne. La sua capacità di adattarsi e cambiare significato nel corso dei secoli lo rende un oggetto prezioso per i messaggi che continua a trasmettere. Tra le nostre collezioni, ne conserviamo di vari stili e fogge, dimensioni e materiali. Manici spesso in avorio o corallo, cupole sempre con fodera in seta e scatole originali di conservazione con ancora la velina di protezione; anello anche in cordoncino lavorato che serviva ad assicurarlo alla cintura dell’abito. I più delicati e ricchi di fascino sono quelli realizzati in pizzo Chantilly (foto) della metà del secolo 800 il cui smerlo serviva a celare lo sguardo / “vedo non vedo” utilizzati perlopiù in cerimonie ufficiali.