A cura di Alessandra Restelli e Maria Luisa Siviero
Rappresentano un oggetto irrinunciabile nel panorama della moda estiva, frutto di una tradizione artigianale preziosa. Questi calzari sono realizzati con abilità e gusto dagli artigiani locali, che, con passione, custodiscono un sapere secolare. Tra Capri e Sorrento, le lavorazioni avvengono sotto l’occhio curioso di turisti e visitatori, gesti antichi che si intrecciano con la modernità, rendendo ogni paio di sandali un’opera d’arte singolare. Le origini affondano le loro radici in tempi lontani, ma la loro vera fama a livello mondiale ha avuto inizio nel secondo dopoguerra. Gli anni Cinquanta e Sessanta segnarono un periodo di intensa frequentazione delle isole partenopee da parte di celebrità internazionali, attratte dalla bellezza mozzafiato del Golfo. Fu durante questo periodo che questi sandali, fino ad allora considerati accessori tradizionali, iniziarono a trasformarsi in àmbiti oggetti di desiderio, proprio grazie all’attenzione che ricevettero dalle star del calibro di Audrey Hepburn, Brigitte Bardot, Sophia Loren, Jackie Kennedy Onassis e Grace Kelly. I maestri artigiani realizzavano e personalizzavano ogni paio lavorato con materiali pregiati, arricchito da applicazioni di coralli, perline, cristalli e pietre dure, in modo tale da riflettere la singolarità di chi li indossava. I sandali capresi rappresentano molto più di un semplice accessorio estivo; sono un simbolo di una tradizione che resiste all’usura del tempo, un emblema del Made in Italy e un autentico testimone di storia e cultura. La loro unicità e la lavorazione artigianale li pongono in una posizione privilegiata nel panorama della moda mondiale, confermando il loro status di oggetti desiderabili e irrinunciabili per chi cerca non solo stile, ma anche autenticità e qualità. Indossarli è un modo per collegarsi a una storia ricca e affascinante, che continua a vivere e a brillare nel cuore della moda contemporanea. In foto, uno tra gli esemplari di sandali, autentici anni 50, rifiniti con perline che ci sono pervenuti in donazione di un noto Calzaturificio Vigevanese.