a cura di Simone Tabarini
Milioni di anni fa la Lomellina appariva irriconoscibile: al posto delle risaie e dei paesi di oggi si stendeva il mare padano, un vasto bacino tropicale che, tra Miocene e Pliocene, ricopriva l’intera pianura padana, lasciando emergere solo le colline dell’Oltrepò come isole. Nei fondali sabbiosi nuotavano balene primitive, squali e pesci ossei, mentre molluschi e conchiglie popolavano la costa. Tracce di quel passato sopravvivono nei depositi sabbiosi e nelle argille profonde del nostro territorio, dove affiorano conchiglie fossili e resti marini. Col passare dei millenni il mare si ritirò verso est e la Lomellina si trasformò in una distesa di fiumi intrecciati, paludi, dossi e praterie. Durante le glaciazioni del Pleistocene il clima divenne rigido e la regione ospitò una fauna poderosa: mammut la nosi, rinoceronti delle steppe, bisonti, cervi giganti, orsi delle caverne e branchi di lupi vagavano tra le rive fangose e le pianure erbose presenti in quell’era. Resti simili so no stati rinvenuti nelle vicine province di Pavia, Novara e Vercelli, segno che anche la Lomellina dovette essere frequentata da queste creature maestose. Con il ritiro dei ghiacci e il ritorno di un clima più mite, le foreste si espansero e i grandi animali si estinsero o si spostarono. Al loro posto apparvero cervi, cinghiali e orsi bruni, seguiti infine dall’uomo, che trovò in queste terre fertili e ricche d’acqua un ambiente ideale per vivere e coltivare. Così, in un lento e grandioso mutamento durato milioni di anni, la Lomellina passò dall’essere un fondale marino a una pianura popolata, conservando sotto la sua superficie la me moria silenziosa di balene, mammut e di tutte le creature che la precedettero.





