a cura di Alessandra Restelli e Maria Luisa Siviero
San Francesco, nel dodicesimo secolo, emerge come pioniere nel cercare di rendere accessibile il messaggio cristiano attraverso esperienze visive e sensoriali scegliendo, a Greccio, una grotta per riflettere la semplicità e l’umiltà che caratterizzavano la nascita di Gesù. Ben presto, questa pratica si diffuse a macchia d’olio, diventando parte integrante delle celebrazioni natalizie, sia in Italia che nel resto del mondo. La Sacra Famiglia è indubbiamente il punto focale: Gesù, simbolo del Salvatore, rappresentato con le braccia aperte, pronto ad accogliere il mondo. Maria, l’amatissima madre, la cui presenza sottolinea il mistero dell’Incarnazione e Giuseppe, solitamente raffigurato in piedi, con una lanterna accesa nella mano, testimonianza della sua saggezza e ruolo di custode. Ma arricchiscono la scena anche I Re Magi che portano doni simbolici come oro, incenso e mirra, i pastori, depositari di umiltà e attesa, Il bue e l’asino che simboleggiano il creato o ancora i venditori che si collegano alla vita quotidiana e al lavoro. Il presepe funge da “mirabile segno” che ci invita a meditare sul mistero del Natale, a entrare nella sua storia e a riscoprire i valori fondamentali del Vangelo, quali famiglia, fede e amore. Sono conosciuti quello “Popolare”, quello “Orientale o Palestinese”, quello Storico e della Tradizione Napoletana. Tra le donazioni, abbiamo accolto in Collezione 19 presepi, completi e non. Nel retro di molte statuine, si legge ancora, scritto a matita, il prezzo in lire; 6 di queste, anni ‘50, riportano la scritta “Oh bej Oh bej” che deriva dall’espressione di stupore dei bambini milanesi di fronte ai doni distribuiti e che ha dato il nome al mercatino tradizionale meneghino che si svolge nel giorno di Sant’Ambrogio.





