Artigianato, nel 2020 fatturato calato del 26%

Un’impresa su due teme di non reggere l’urto dei mesi a venire Ma nonostante tutto l’82% di loro non vuole licenziare nessuno

Le piccole e medie imprese del territorio hanno dichiarato per il 2020 una riduzione media del fatturato di 26,5%, un dato superiore rispetto alla media regionale che parla del 25,8%. E si prevede anche per la prima metà del 2021 un calo del 16,8%, contro il 15,7% lombardo. Questi due dei principali indicatori emersi da una rilevazione di Confartigianato Lombardia svolta a inizio anno con duemila interviste a micro-piccole imprese e attività artigiane, a cui hanno partecipato anche realtà mortaresi e più in generale lomelline. I dati provinciali, validi anche sul nostro territorio, parlano chiaro: il 53,5% delle imprese interpellate è incerto rispetto alle dinamiche future del mercato, e quindi non indica tempi concreti di recupero; chi invece si espone sotto questo aspetto pone come traguardo di recupero (cioè il numero di mesi necessari per recuperare il fatturato pre crisi) almeno 14 mesi. E proprio le risposte che gli artigiani locali hanno dato con riferimento alle prospettive future tracciano un quadro interessante: il 54% delle MPI teme «seri rischi operativi e di sostenibilità dell’attività» con riferimento al primo semestre dell’anno in corso (a livello regionale è il 49,2%): «Si tratta di imprese vitali – afferma Confartigianato – che nonostante tutto sono riuscite a sopravvivere allo shock conseguente alla diffusione del virus fino a ora, ma che adesso, trascorso quasi un anno, devono fare i conti con un mercato ancora non favorevole al loro business». Da evidenziare che il 72,2% delle imprese ha spiegato che nei prossimi mesi intende introdurre almeno un cambiamento. Entriamo più nel dettaglio: il 54,6% vuole ampliare il numero dei committenti, il 45,1% valuta di produrre nuovi beni e offrire servizi non connessi all’emergenza, il 38,5% vuole attivare nuovi canali di vendita, il 35,2% diversificherà la produzione, e ancora il 30,6% crede sia importante entrare in nuovi mercati. Ben l’82,5% (più della media regionale del 79,1%) delle realtà della provincia di Pavia ha altresì affermato che al momento in cui verrà meno il blocco dei licenziamenti non ridurrà il personale. Una sezione del sondaggio, poi, fa riferimento a “Piano transizione 4.0 e digitalizzazione”: il 17,2% delle imprese artigiane intende usufruire delle misure messe in campo da tale piano. Su quali strumenti digitali venissero usati prima dell’arrivo dell’emergenza sanitaria, il 27,8% ha parlato del sito web, il 24,9% dei social (quasi otto punti meno rispetto alla media lombarda), decisamente più basse le altre voci: e-commerce per il 5,8%, piattaforme di formazione on-line per il 3,8%. Quali strumenti vengono invece usati oggi? I dati sono cresciuti: sito web per il 28,1%, social per il 30,3%, e-commerce per il 13,1%, altri canali di vendita (consegna a domicilio, televendita) per il 14,7%, formazione on-line per il 15,3%. Forse inevitabilmente, quindi, il virus ha spinto verso un maggiore uso del digitale.

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