Il presidente Giuseppe Colli e i soci non intendono proseguire l’esperienza Il Consorzio è stato quindi messo in liquidazione, nasce un’associazione
Sul sito internet le prime righe che si leggono sul Cipal sono: “Il Consorzio Intercomunale Piano Sviluppo dell’Alta Lomellina sorto su iniziativa del Comune di Mortara, con delibera consigliare n. 36 del 16.3.1967, è ormai diventato una realtà consolidata». Ieri, martedì, anche questa avventura ha trovato il suo atto conclusivo. È quello che consentirà prossimamente di mettere in liquidazione il consorzio e poi la nascita di una associazione. In effetti quel che è successo è stata la consegna – di fronte al notaio – dei terreni dell’area Cipal al Comune di Mortara. Tutto come previsto dai protocolli, con l’ufficio tecnico che ha dato le prescrizioni di come l’area doveva essere riconsegnata (dal 1967), urbanizzata, piantumata, asfaltata e poi, effettuate tutte queste operazioni, accolta di nuovo come comunale. È stato ceduto ufficialmente il milione di metri quadri di terreno che si trova tra il Polo Logistico e via Fermi, che ne segnano il confine. Le aree industriali sono state tutte vendute e assegnate e non ci sono più spazi liberi. Manca l’insediamento della Milesi, che dovrebbe avvenire in estate con il trasferimento da Gambolò. «Si chiude con questa consegna un ventennio di lavori e di insediamenti industriali di notevole importanza – commenta il presidente del Cipal Giuseppe Colli, vicesindaco di Cilavegna – Con il Cipal Mortara ha di fatto un suo polo industriale. La nostra esperienza, però, finisce qui». Colli è stato presidente del consorzio di comuni per dieci anni. «Termina con questa operazione anche il consorzio di Comuni – aggiunge Colli – siamo rimasti un piccolo gruppo. Non ha più senso pensare a un ulteriore sviluppo di aree, anche perchè manca Mortara che è stata il nostro obiettivo trainante per anni. Ora metteremo il consorzio in liquidazione. Con l’operazione di consegna a Mortara delle aree urbanizzate abbiamo speso circa 250mila euro. Lo scorso anno, per aiutare i comuni nella pandemia ne abbiamo spesi altri 300mila. Ora ci resta ancora circa mezzo milione in banca. Lo utlizzeremo prima della liquidazione aiutando i comuni soci nella spesa corrente, che è quella che in questo periodo difficile è andata maggiormente in sofferenza. Il principio che abbiamo deciso di perseguire è stato quello di chiudere visto che stiamo andando bene e siamo in attivo, dopo momenti che non sono stati facili. La nostra esperienza, però, non andrà persa, costituiremo un’associazione che mantenga vivo il patrimonio culturale che abbiamo acquisito. Forse, se Mortara fosse rimasta, le cose sarebbero andate diversamente. Ma ormai la decisione è diventata questa».