Omicidio Buscaglia, 24 anni fa la rapina. Oggi sono tutti fuori

L’assalto all’oreficeria ricostruito in maniera inedita dal figlio Silvio dopo tanto tempo. I dati emersi dai vari processi. Uno dei quattro è stato assolto

Erano in quattro, e sono stati tutti catturati, ma uno di questi è stato assolto con formula dubitativa, la vecchia insufficienza di prove. L’omicidio per rapina dell’orefice Roberto Buscaglia è avvenuto un sabato pomeriggio, era il 19 luglio del 1997. Chi ha sparato è stato Andrea Lezzi, di Cavallino (Lecce) che all’epoca dei fatti aveva 28 anni ed è stato condannato a 24 anni di carcere. Esattamente il numero di anni che si sono compiuti lunedì dopo quel drammatico episodio, il più efferato successo a Mortara negli ultimi decenni. Fu una rapina compiuta con armi in pugno e finita nel sangue. L’orefice Buscaglia, dopo essere stato colpito alla testa con il calcio della pistola è finito a terra, e Lezzi gli ha anche sparato. Un colpo solo, ma sufficiente e recidere l’arteria femorale. Roberto Buscaglia, soccorso dalla Croce rossa di Mortara è stato trasportato al pronto soccorso dell’ospedale Sant’Ambrogio, a pochi metri di distanza dal negozio di oreficeria di via Josti. Ma subito i sanitari hanno capito che per lui non c’era più nulla da fare. È rimasta ferita a un piede anche la cognata dell’orefice, Lucia Bianchi, che si trovava in negozio con lui. La moglie Pinuccia, invece, era nel retro ed è riuscita a scappare di nascosto e a chiedere aiuto senza farsi vedere. Nel negozio c’era anche un cliente, un giovane di Parona, che è stato fatto sdraiare a terra. Sono passati molti anni e alcuni particolari che non si sono mai raccontati della dinamica di quel delitto li precisa oggi il figlio, Silvio Buscaglia, che rammenta la vicenda anche nei minimi particolari. Si tratta di un episodio che ha segnato profondamente la vita della sua famiglia. «Non emerse, se non nelle fasi processuali, l’esatta dinamica della rapina – afferma -. Assieme ad Andrea Lezzi entrò Carlo Serio, allora 22enne, anch’egli di Lecce. Lui non era armato, come invece lo era Lezzi. Mentre sulla porta, a fare da palo e a mettere un piede perché non si chiudesse, c’era Alessandro Mininanni, 21 anni». Serio quando la rapina prese una brutta piega fu il primo a scappare e restò con Lezzi solo Mininanni, anch’egli armato, anch’egli di Lecce. Entrambi impugnavano delle pistole con silenziatore, armi da guerra. A sparare fu una Tokarev sovietica, armata da Lezzi. La rapina si completò con la fuga di questi ultimi su una Lancia Thema. Entrambi, però, furono catturati in serata a Vigevano nella frazione Fogliano, dai carabinieri. Non si seppe più nulla di Carlo Serio, che tutti, forse per depistare le forze dell’ordine, chiamavano allora Franco. Ma le indagini non si fermarono e fu catturato a Ibiza il 13 gennaio del 2010. Fu estradato in Italia e condannato con rito abbreviato dal gup del Tribunale di Vigevano Stefano Vitelli a 10 anni e 4 mesi. Per lui l’attenuante di non essere stato armato. Lezzi e Mininanni erano già stati condannati con sentenza definitiva in Corte d’Assise e Assise d’Appello a 24 anni e 20 anni rispettivamente. Ma c’era un quarto componente della banda che era stato identificato in Mirko De Tommasi, all’epoca della rapina aveva 21 anni. Fu arrestato dalla polizia il 22 aprile del 2009. Il processo in Corte d’Assise lo assolse nel novembre del 2010 dall’accusa di omicidio in concorso. Erano emersi elementi avvalorati da alcuni collaboratori di giustizia, ma le prove non furono sufficienti. Del resto la famiglia Buscaglia non si era né presentata a testimoniare, né si era più costituita parte civile. Assunse questo atteggiamento sia per Serio che per De Tommasi. «Per noi il primo processo ai due imputati catturati era già stato un incubo – afferma Silvio Buscaglia – non ce la siamo sentita a distanza di dodici anni di ripresentarci in aula per altre due volte. Basta, volevamo essere lasciati in pace. Non ci siamo neppure costituiti parte civile. Eravamo molto provati e dodici anni non erano poi così tanti per dimenticare». La rapina si concluse con l’immediata cattura di Lezzi e Mininanni grazie al coraggio di Pinuccia Buscaglia, che era nel retro, ma la cui presenza, per la somiglianza alla sorella non era stata calcolata dai banditi. Anche questo fu un particolare tenuto sotto traccia nelle cronache di allora. Pinuccia Buscaglia uscì dal retro del negozio, ed entrò, sempre dal retro, nel vicino negozio di merceria, da cui, con il telefono, chiamò sia i carabinieri che la polizia. L’allarme scattò immediatamente e non è escluso che grazie alla sua prontezza le forze dell’ordine si misero immediatamente in allarme. «Venite subito – disse – perché hanno sparato». A distanza di poco tempo venne ritrovata dai carabinieri anche la Lancia Thema usata per la rapina, che sarebbe stata rubata a Milano da “Franco” il bandito rimasto allora sconosciuto. Fu lui, secondo Lezzi, a cercarlo. Dichiarò che l’aveva contattato alcuni anni prima quando era stato cacciato di casa perchè tossicodipendente. Fu “Franco” a chiedergli di venire al Nord a fare soldi. E Lezzi accettò, ma non sapeva ancora quel che sarebbe successo dopo quella rapina a Mortara. 

1 thought on “Omicidio Buscaglia, 24 anni fa la rapina. Oggi sono tutti fuori

  1. In verità chi spara, a questo punto, per piacere, e uccide, non avrà mai una condanna abbastanza forte di poter dopo assolverlo. Ha distrutto una famiglia.

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