Una vita negli Stati Uniti, a lavorare nel campo della ristorazione in un Paese che per molti è l’obiettivo della vita, per lui, ormai, è la sua casa. Roberto Manzi si è sposato con una americana, Lidia Minot e ha avuto un figlio che si chiama come lui, Robert A. Manzi che di professione è detective della Polizia di New York, la famosissima NYPD ed è stato assegnato al “Criminal Deparment” uno dei reparti investigativi più famosi del mondo. Roberto Manzi è nato in via Ospedale a Mortara nel 1943. Ha un fratello, Giovanni, e i nipoti, che abitano ancora in città. «Ne avevo anche un altro, Virginio, che purtroppo non c’è più – racconta – abitava in Brasile». La storia dell’americano Roberto parte dalla prima gioventù, quando ha iniziato a lavorare nel campo della ristorazione. «Facevo il cameriere – spiega – perchè era uno degli impieghi che mi era stato proposto per lavorare. Avevo 16 o 17 anni e sono stato a Novara, poi a Torino in un ristorante storico e famosissimo, il Cavallo di Bronzo di piazza San Carlo». È il primo passo verso la grande ristorazione, visto che il noto “Caval ’d Bronz” ha ospitato negli anni personaggi del calibro di Frank Sinatra e Sofia Loren. Purtroppo ha chiuso da qualche anno. «Da Torino passai a Baveno, Jesolo e poi a Malta negli Hotel Hilton, quindi in Germania. Ma la svolta della mia vita, paradossalmente, è stata a Mortara al cinema Ricci, una sala che quelli della mia età ricordano bene. Sono andato vedere Operazione Tuono, il film della serie di James Bond e vedendo le spiagge dei Caraibi un mio amico della Madonna del Campo mi ha detto che se volevo andarci, con la mia professione di cameriere sarei potuto imbarcarmi a Genova sulle navi. E lo feci immediatamente. Dopo due giorni lavoravo per la Compagnia “Home Line” che faceva rotta per i Caraibi». La vita del cameriere marinaio non era certo facile per Manzi, ma ha avuto l’occasione di incontrare anche un personaggio che poi avrebbe fatto la storia d’Italia, Silvio Berlusconi. «È noto a tutti che lui cantava sulla navi da giovane. Certo, lui era nel salone delle feste e io aiutavo in cucina. Ma ho avuto modo di vederlo. Poi gli ho sempre scritto per Natale e Capodanno e mi ha sempre risposto». Era una vita avventurosa quella delle crociere ai Caraibi, tra donne e aragoste pescate e poi cucinate in spiaggia. «Bevevamo dalle noci di cocco, come si vede nei film, ma non poteva durare a lungo ed è per questo che mi sono trasfertito a New York, dove ho incontrato mia moglie». Il matrimonio a Mortara, alla Madonna del Campo e poi una vita nella Grande Mela e al ristorante “Polpo”. «Abito a New York, ma il ristorante è a un’ora di strada, sul mare, a Greenwich nel Connecticut. È un locale importante e abbiamo avuto recentemente anche la visita dell’ex presidente Bill Clinton, ma da noi sono passati cantani famosi come Diana Ross e attori come John Travolta. E per rimanere nei personaggi politici l’ex speaker della Camera ai tempi di Obama, John Andrew Boehner. Clinton è capitato da quelle parti per affari e ha scelto di venire da noi. Siamo rimasti molto lusingati. Anche se non era più presidente aveva con lui un imponente schieramento di protezione, compresa l’FBI». Oggi, Roberto Manzi ha questi ottant’anni e tra pochi giorni tornerà negli Stati Uniti. «Sono in pensione, ma vivere a New York non è certo facile, anche se io e mia moglie abbiamo la casa di proprietà. Fin che la salute regge qualche giorno alla settimana torno sempre a lavorare al mio ristorante “Polpo”. Invece quando si trova a Mortara, oltre alla famiglia si dedica agli amici e quella che gli è rimasta più cara, fin dalla gioventù, è l’ex assessore Pinuccia Delù, alla quale spesso invia delle poesie dedicate alla giovinezza, come l’ultima che ha intitolato “Mortara che fu” in cui Manzi ricorda con nostalgia “al Serb, al Trentatri fanteria” e anche tanti amici di cui fa i soprannomi, come “Stupù e Mingavoia, Cispon el Giotu, al Tugnò” con al centro la sua “cara, vecchia, meravigliosa, bella e nebbiosa Mortara”.