Disturbi alimentari tra i giovani L’allarme anche in Lomellina

Anoressia, bulimia e i fenomeni “binge”, cioè l’assunzione eccessiva di cibo o alcool, sono aumentati di circa il 30% ed è scesa l’età media

Che la pandemia potesse lasciare dei danni, per così dire, “collaterali” era cosa purtroppo nota. Uno di questi è rappresentato dall’incremento rilevante dei disturbi alimentari in particolare tra i giovani. Di recente, un’analisi della Società Italiana per lo Studio dei Disturbi del Comportamento Alimentare ha confermato una tendenza preoccupante: negli ultimi mesi c’è stato un aumento del 30% di nuovi casi, e l’età media dei giovani pazienti è scena alla soglia dei 12 anni, un periodo certo delicato nella vita di ogni persona. Una dinamica, questa, che può essere riscontrata anche in città e sul territorio, come conferma la psicologa mortarese Laura Saino: «I disturbi dell’alimentazione – è il suo primissimo punto della situazione – si dividono in tre tipologie: anoressia, bulimia e il “binge-eating disorder”». Quest’ultimo è noto come “disturbo da alimentazione incontrollata”: «Si parla di persone che fanno delle abbuffate ma poi non eliminano quanto mangiato, ad esempio rimettendo. I disturbi, quindi, in questo ambito possono essere sia restrittivi che legati all’aumento della quantità di cibo introdotto. In effetti, ho notato che il lockdown ha incrementato nella popolazione i disturbi dell’obesità, quindi in particolare possiamo fare riferimento al “binge-eating”. Ma non vanno dimenticati tutti i comportamenti “binge”, come il bere troppo». In tal senso possono essere analizzati gli episodi, anche dalle nostre parti, legati a diverse persone ubriache e “rumorose” notate quando hanno riaperto i locali dopo blocchi e zone rosse: «Mangiare troppo e bere troppo sono due fenomeni paralleli – prosegue Laura Saino – e molto correlati. C’è stato un aumento di questo comportamenti, nei ragazzi sicuramente in maniera importante. Un fenomeno in realtà non nuovo riguarda il fatto che disturbi come anoressia e bulimia nei giovani stanno aumentando anche come precocità: prima l’anoressia partiva dai 15 anni, ora anche dai 10». La pandemia ha senza dubbio aumentato la percezione di fragilità: «I disturbi del comportamento alimentare sono risposte a una sensazione di disagio, e nel caso specifico dell’aumento del cibo assunto, riguardano il fatto che questo viene usato come ansiolitico naturale, ancor più se è “cibo spazzatura”». Un ruolo importante, qui, devono giocarlo anche le famiglie. Ma ci sono, relativamente a tali disturbi, differenze di genere? «Riguardano più la tendenza a chiedere aiuto, cosa che tende a fare soprattutto il genere femminile, ma i fenomeni “binge” riguardano entrambi i sessi. Anoressia e bulimia sono invece disturbi più femminili». Che si parli di un incremento del 30%, secondo la psicologa mortarese, «è credibile, si tratta di un dato non improbabile anche dalle nostre parti. Sul territorio i comportamenti di abuso, come anche il gioco d’azzardo, sono aumentati proprio del 30%, quindi siamo in linea».

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