Operazione “Camel Light II” dei carabinieri di Vigevano: 21 arresto e ingenti sequestri

Ventuno persone arrestate per associazione a delinquere finalizzata allo spaccio di stupefacenti. Si tratta dell’operazione “Camel Light II”, presentata questa mattina dai carabinieri. L’attività investigativa, iniziata nel settembre 2019, scaturisce dalla prosecuzione delle attività svolte nell’ambito della “Camel Light I”, coordinata dai Carabinieri di Vigevano, condotta dalla sezione operativa insieme ai Carabinieri di Gambolò, sotto la direzione, nella prima fase, della Procura della Repubblica di Pavia e successivamente della Procura Distrettuale Antimafia di Milano, ha portato a reprimere lo spaccio in Lomellina e individuare i componenti della “filiera” di questo illecito commercio, che si è conclusa con l’esecuzione il 25 maggio 2021 di 14 ordinanze di custodia cautelare a carico di 9 magrebini e 5 italiani. 

Nell’ambito della Camel Light I, nell’aprile del 2019 a Vigevano era stato arrestato un marocchino per detenzione illecita di 510 grammi di eroina, che stava trasportando per la cessione a una batteria di spaccio in Lomellina. Era stata sequestrato anche una chiave, nascosta, insieme alla sostanza stupefacente, all’interno del sedile lato passeggero dell’autovettura utilizzata per il trasporto. Le successive attività di indagine hanno permesso di appurare che la chiave apriva il cancello di una tenuta di caccia sita a Truccazzano (Milano), utilizzata dal sodalizio criminale per “l’imbosco” di grandi quantitativi di sostanze stupefacenti. Le attività di indagine sono state proseguite dalla sola sezione operativa della Compagnia dei Carabinieri di Vigevano, coordinate dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Milano, e nello specifico dalla Dott.ssa Paola Biondolillo e dalla Dott.ssa Valentina Terrile, distaccata dalla Procura della Repubblica del Tribunale di Pavia. La riserva di caccia, sita a ridosso del fiume Adda è costituita da decine di ettari di boschi, laghetti e corsi d’acqua di vario genere, alla quale vi si accede da tutti i lati, un facile luogo in cui nascondere lo stupefacente. L’accesso utilizzato dai criminali era un cancello posto alle spalle di un cimitero; qui lo stupefacente veniva miscelato con sostanze da taglio (anfetamine e caffeina) da un “chimico” specializzato, che era in grado di produrre vari tipi di stupefacente (tipo speed o eroina “rossa”) e confezionato poi con attrezzi artigianali tipo presse, pentole, in panetti normalmente da mezzo chilo.

I Carabinieri, con l’ausilio di strumenti tecnici e attraverso attività di osservazione e controllo si sono resi conto del modus operandi del sodalizio criminale, ovvero quello di nascondere nel bosco ingenti quantitativi di stupefacente; successivamente ponevano dello stupefacente confezionato in panetti da mezzo chilo (7-10 Kg alla volta) sotto i cipressi davanti al cimitero; a quel punto il capo o il coordinatore dava l’ordine ai “trasportatori” suoi complici di passare a prelevare lo stupefacente in macchina o in moto da distribuire ai loro spacciatori e ad altre batterie di spaccio, prevalentemente nei campi in Lombardia, Piemonte e Liguria.

Con il proseguo delle attività di indagine la sezione operativa ha dimostrato che un sodalizio criminale di origine marocchina oltre a gestire in proprio due batterie di spaccio nei campi, una in Liguria ed una in Lombardia, riforniva altre batterie che “lavoravano” nelle Province di Alessandria, Genova, Bergamo, Lecco, Novara, Varese, Monza Brianza, Milano, Lodi, Pavia, Como, Massa Carrara e Cremona. Inoltre un soggetto albanese importava lo stupefacente dall’Olanda e dalla Spagna, nascondendolo in camion per il trasporto di carne congelata, rivelatosi il fornitore principale del sodalizio di marocchini. Gli indagati durante tutto il periodo di lockdown si sono spostati tra le province e regioni in sprezzo delle norme anti Covid-19 precedentemente in vigore.

Il 30 aprile dello scorso anno i militari impegnati nelle indagini hanno tratto in arresto, nella flagranza di reato il capo promotore del sodalizio, il suo braccio destro che rivestiva il ruolo di chimico, un altro soggetto con ruolo di chimico e un trasportatore, mentre stavano trasferendo eroina e attrezzatura per il confezionamento della stessa da un appartamento di Milano in via Zurigo, ove veniva sequestrato un ingente quantitativo di denaro, alla riserva di caccia sopra citata. 

Alla fine dell’attività sono stati sequestrati:

  • Circa 23 kg di eroina di tipo speed e brown sugar;
  • Circa 300 gr. di cocaina;
  • Circa 35.600 euro in contanti;
  • 210 franchi svizzeri in contanti;
  • Due autovetture utilizzate per il trasporto della droga;
  • Due presse artigianali, con relativi martinetti idraulici, per il confezionamento dei panetti;
  • Due frullatori industriali per la lavorazione dello stupefacente;
  • Innumerevoli telefoni cellulari;
  • Bombole da campeggio e varie pentole utilizzate per miscelare l’eroina;

Il sodalizio investigato era in grado di immettere nel mercato degli stupefacenti a settimana 7-10 kg di eroina, per un giro di affari di 180mila euro e 2 Kg circa di cocaina, per un giro d’affari di 80mila euro, consentendogli un guadagno netto pari a 60mila per la vendita all’ingrosso. Si specifica inoltre che l’attività di spaccio al dettaglio consentiva un guadagno netto all’organizzazione di 50mila euro circa settimanali. L’operazione si è conclusa con l’emissione di 20 ordinanze di custodia cautelare in carcere a carico di 19 marocchini ed un albanese ed una ordinanza di obbligo di dimora a carico di un cittadino marocchino da parte del GIP del Tribunale di Milano. Le ordinanze sono in corso di esecuzione nelle province di Milano, Bologna, Verona, Cremona, Como, Lecco.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *