Una grande area dismessa là dove brillava la Castellani

L’azienda nacque nel 1959 per commercializzare legumi e cereali, fu ceduta nel 2003. La famiglia è ancora proprietaria. La speranza di un futuro recupero

Passeggiando da quelle parti, sfiorando quelle stesse pareti, sembra quasi di sentir riecheggiare nelle orecchie i rumori e le sensazioni di un passato distante, ma che non ha mai abbandonato davvero queste mura. Perché a Gambolò, l’azienda Fratelli Castellani, ha rappresentato per decenni un punto di riferimento. Il settore primario, all’epoca come attualmente, era quello del commercio di legumi e cereali. Oggi di quella realtà – che nel 2003 è stata ceduta dalla famiglia e che alcuni mesi più tardi si è trasferita a Mortara – resta una grande area dismessa le cui dimensioni sorprendono. Basta farsi due passi da quelle parti per rendersene conto. La sede ufficiale era al civico 4 di Piazza Sabbione. Qui davanti oggi ci sono abitazioni e alcune piccole attività commerciali. Il cuore del centro storico gambolese dista poche centinaia di metri. L’area, che sfiora i tremila metri quadri di dimensione, restituisce tutta la sua estensione percorrendo la vicina via Molino sino a via Gruvala. Qui i più curiosi, da una fessura presente in una cancellata, possono scorgere gli ampi spazi interni. La proprietà è ancora della famiglia Castellani, come conferma Gianluca Castellani, figlio di quel Giansiro che insieme ai fratelli Angelo e Carlo Alberto fu tra gli artefici del grande successo dell’impresa. Negli anni, complice probabilmente anche la crisi che ha investito il mercato immobiliare e ha reso complesse operazioni di compravendita e riqualificazione di spazi simili, non ci sono stati passi avanti tali da condurre verso una soluzione concreta. Ma adesso, forse, qualcosa potrebbe mutare. Anche alla luce delle nuove prospettive legate alla rivalorizzazione delle aree dismesse, di cui si sta occupando anche la politica, regionale e nazionale. «Si è trattato senza dubbio di una grande azienda cittadina e del territorio – interviene il sindaco di Gambolò, Antonio Costantino – che ha vissuto un’epoca d’oro di cui tanti in città, magari meno giovani, parlano ancora oggi. Trattandosi di un’area di proprietà privata, è chiaro che noi come amministrazione comunale non abbiamo un potere diretto per deciderne le sorti ma possiamo, come già accade normalmente, fare da elemento facilitatore per eventuali accordi che sono sempre auspicabili». I margini per intavolare una forma di dialogo, quindi, ci sono: «Le nostre porte – afferma Costantino – sono sempre aperte». Un’ipotesi di recupero che quindi attualmente è solo a un livello embrionale, ma l’auspicio è che ci possano essere presto passi più concreti per restituire alla città un’area storica.

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