LA CAMELIA COLLEZIONI – Le Uova di Fabergé: preziose e introvabili.

A cura di Alessandra Restelli e Maria Luisa Siviero.

Nel 1884 il gioielliere francese Peter Carl Fabergé, titolare molto intraprendente di un’azienda orafa, ideò uno dei simboli di quest’arte che ad una richiesta per un regalo davvero speciale. Ideò un gioiello scintillante a forma di uovo con un particolare meccanismo in acciaio dotato di un orologio e automa; impreziosito da smalti e pietre preziose era caratterizzato da un meccanismo a matrioska: all’interno di esso si trovava un tuorlo d’oro, contenente a sua volta una gallina d’oro, che a sua volta racchiudeva una copia in miniatura della corona imperiale con un rubino a forma d’uovo. Questo segnò l’inizio del successo di Fabergè e l’espansione dell’azienda che avvenne dal 1890 dove raddoppiò le dimensioni; da qui una serie di diplomi e onorificenze che contribuirono all’ascesa della Casa Fabergé dove, durante l’Esposizione Mondiale di Parigi, seppur esponendo fuori concorso, Peter Carl fu nominato Cavaliere della Legion d’Onore (il più prestigioso tra i titoli). Queste creazioni vennero commissionate da facoltosi clienti per regali importanti che poi rimanevano nel patrimonio di famiglia. Risultavano essere già pezzi introvabili agli inizi del secolo 900 e oggi anche per i collezionisti. Tra ascesa, declino e rinascita, la fama e la bellezza delle sue uova rimane però intatta negli anni. Molti esemplari sono esposti in Musei e nelle migliori case d’aste vengono battuti rari esemplari a prezzi grandiosi. A questa storia si lega una collezione che ci è stata donata da una Signora Piemontese che ne collezionava riproduzioni conservate gelosamente all’interno di una vetrinetta. Per timore che questi pezzi nel tempo andassero dispersi, ci ha interpellato chiedendoci se volevamo accogliere nelle Raccolte anche questi piccoli oggetti – in foto alcuni esempi. L’entusiasmo della stessa nell’aver trovato chi si sarebbe preso cura delle sue “uova” con emozione, si mise ad avvolgerli uno per uno nella carta velina dove, per ognuno, ci raccontò aneddoti e storie oggi ancora riportati nella nostra scheda di acquisizione.

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