A cura di Alessandra Restelli e Maria Luisa Siviero.
Durante la stagione estiva si indossavano cappelli di paglia, come i famosi cappelli di Firenze, una gloria tipica italiana nata a Signa, in Toscana, fin dal XVIII secolo. In particolare, la città di Livorno , ne promuoveva, con le città vicine, il commercio; grazie alla sua posizione strategica infatti, divenne un punto di aggregazione per i navicellari che si dedicavano al trasporto e alla vendita di cappelli a una clientela variegata. Tra i visitatori, spiccavano i turisti, in gran parte inglesi, i quali si lasciavano affascinare dalla qualità e dall’artigianalità, etichettandolo anche come cappello “di Livorno”. La paglietta scandiva il cambio delle stagioni, poiché si iniziava ad indossare a maggio e si dismetteva assolutamente alla vendemmia, anche se il clima era ancora mite e il sole sfolgorante. Ha una classica forma rigida, con corona piatta e tesa larga, e un nastro di gros-grain, spesso nero (foto), ma che poteva anche essere blu o a righe, per situazioni meno impegnate; si indossava sia con i completi estivi che per attività sportive, come andare in bicicletta. Ci furono dei cambiamenti nelle loro forme e dimensioni nel corso dello stesso primo decennio del Novecento, che seguirono il mutamento della foggia degli abiti dove la moda femminile raggiunse un apice di sofisticazione e stravaganza, manifestandosi anche negli accessori specialmente i cappelli che occupavano un posto di rilievo. Le decorazioni erano elaborate con utilizzo di piume, fiori e passamanerie lunghe anche sino a 5 metri. Quando ci contattano per le rappresentazioni storiche, oltre agli abiti attingiamo alle raccolte copiose di accessori che uniamo per creare i modelli che rispecchiano l’epoca di riferimento. I guantini non dovevano mancare come anche il cappello adornato che si indossava con uno chignon basso per permettere di essere portato senza che cadesse.