MORTARA E DINTORNI NELLA STORIA – Le oche “guardiane” che salvarono Mortara da un attacco di guerra.

A cura di Simone Tabarini.

Tanto tempo fa, in una notte senza luna, la campagna intorno a Mortara era immersa in un silenzio profondo. Le strade deserte, le case assopite, le mura ferme sotto un cielo nero senza stelle. Le sentinelle, fin troppo stanche, avevano abbassato la guardia. Tutto appariva fin troppo quieto. Tra i campi e i canneti, un’ombra si muoveva con molta cautela: un esercito nemico si preparava ad attaccare. Nessun rumore di tamburi o armi, solo passi lievi sull’erba bagnata e occhi puntati sulla città in quel momento addormentata. Mortara era in pericolo. Ma il destino, si sa, può sorprendere. Poco fuori dalle mura della città, nel cortile di un convento, un gruppo di oche bianche dormiva accovacciato tra l’erba. D’improvviso, forse per un odore o un rumore, le oche si agitarono. Iniziarono così a starnazzare con forza, sbattere le ali, lanciare il loro allarme nel cuore della notte. I monaci, svegliati di soprassalto, corsero a suonare le campane del convento. I rintocchi squarciarono il silenzio della notte. La città si ridestò, le guardie salirono ai bastioni, i soldati presero le armi e iniziarono a far suonar l’allarme. In pochi attimi, Mortara era pronta. Colti di sorpresa, gli invasori, fino ad allora nascosti tra la fitta vegetazione, furono costretti a fuggire. L’attacco era fallito. La città era salva. E non fu merito di eroi a cavallo o di generali in armi; ma di un gruppo di oche coraggiose e vigili. Da quel giorno, non furono più considerate semplici animali da cortile. A Mortara diventarono simbolo di coraggio e salvezza. Ancora oggi, durante la Fiera del Salame d’Oca, se ne celebra il ricordo con affetto. Perché a volte, anche chi sembra piccolo o senza voce, può cambiare il destino di tutti.

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