MORTARA NEI DINTORNI E NELLA STORIA – La leggenda del soldato senza volto che si aggira nella nebbia di Palestro

A cura di Simone Tabarini

La nebbia a Palestro non è come altrove. Sale lenta dai fossi, dal Sesia, avvolgendo i campi come un lenzuolo steso sopra una terra che non vuole dimenticare. È in quelle sere d’autunno, quando l’umidità si attacca alle ossa e il silenzio sembra ascoltare, che può capitare di vederlo. Nessuno conosce il suo nome. Ma tutti, almeno una volta, hanno sentito parlare del soldato senza volto. La leggenda narra che durante la battaglia del 30 maggio 1859, tra le truppe piemontesi e l’esercito austriaco, un giovane soldato venne colpito in pieno volto da una palla di cannone. Il suo corpo, fu lasciato lì, tra i canneti, mentre la battaglia proseguiva e il fragore delle armi copriva ogni urlo.
Ma l’anima di quel soldato, non ha mai trovato pace. Da allora, nelle notti in cui la nebbia è più fitta, una figura avvolta in una giubba logora emerge dal nulla. Cammina lentamente lungo il vecchio argine, il volto coperto. Stringe tra le mani una baionetta arrugginita e pare cercare qualcosa o qualcuno. Chi lo ha visto giura che non fa rumore: i suoi passi non lasciano impronta, il suo respiro non muove l’aria. Eppure si sente il gelo, come se il tempo stesso si fermasse al suo passaggio. Un contadino anziano, tempo fa, raccontò di averlo incrociato una notte mentre tornava dalla stalla. “Mi guardò,” disse, “o almeno, credo lo abbia fatto. Dove avrebbe dovuto avere il volto, c’erano solo ombra e silenzio. Con un gesto lento, sollevò la baionetta verso il fiume, come a indicare qualcosa. E scomparve nella nebbia.” Secondo alcuni, il soldato vaga perché nessuno ha mai ricordato il suo nome. Altri dicono che aspetta il ritorno del suo reggimento, disperso nel caos della battaglia. E c’è chi giura che, nel punto dove lo si vede più spesso, l’erba non cresce più. Non c’è targa, né croce a ricordarlo. Solo il racconto sussurrato di generazione in generazione, e un brivido lungo la schiena ogni volta che la nebbia cala. Se mai ti capiterà di camminare lungo il Sesia in una notte silenziosa, non chiamarlo. Non chiedere chi sia. Perché il soldato senza volto non cerca compagnia. Cerca memoria.

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