LA CAMELIA COLLEZIONI – Il ventaglio: frivolo messaggero del passato

A cura di Alessandra Restelli e Marialuisa Siviero

Compagno indispensabile delle serate estive, il ventaglio ha secoli di storia. Diffuso in Italia già dal duecento, viene importato in Francia da Caterina de’ Medici, che lo impose a corte diventando accessorio indispensabile per tutta la nobilità europea. Intanto grazie alle nuove rotte commerciali, i ventagli pieghevoli ideati in Giappone dove venivano prodotti con carta di riso e stecche di bambù sono arrivati anche in Europa reinventati in metalli o legni preziosi, piume esotiche e gemme, per dichiarare al mondo la ricchezza della proprietaria. Negli anni successivi, decorato da vedute urbane e archeologiche diventa anche un àmbito souvenir che i nobili rampolli riportano in patria dall’Italia. Nel ‘700 ne nascono da usare per i balli di corte, altri fatti apposta per la chiesa, altri ancora per le cerimonie di fidanzamento e nuziali come anche i modelli per le vedove, opportunamente orlati di pizzo nero. Ed ancora, furono dipinti con ritratti, scene mitologiche, soggetti biblici e vedute, da celebri artisti come Fattori, De Nittis, Paneri e Dalbon. A questo accessorio è legato un linguaggio segreto: aprirlo in un certo modo, appoggiarlo su una guancia o sull’altra aveva un preciso significato. Ad esempio, far scivolare un dito lungo il bordo superiore del ventaglio aperto significava “Vorrei parlarti”, chiuderlo di scatto appoggiandolo sull’orecchio sinistro voleva dire “lasciami in pace!”, appoggiarlo sulle labbra invece vorrei un bacio. Molteplici sono gli esemplari che conserviamo, tanti ancora racchiusi nella scatola di origine con l’etichetta firmata con le iniziali di colui che lo ha regalato. Il più antico ha un’importanza storica notevole. Agli anni 90 risale il nostro incontro alla Filarmonica di Casale M.to con una nota professoressa di musica. Con il tempo nasce un’amicizia e ci affida la cura di un ventaglio del fine 700 (foto in basso). Il cimelio, conservato gelosamente dalla Signora come ultima discendente, è appartenuto a Elisabeth Vigeè Le Brun, ritrattista di Maria Antonietta di Francia.  

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