Eleonora Duse rivive grazie a due vigevanesi: gli abiti originali in mostra a Milano

Nel silenzio carico di memoria che avvolge le stanze dell’arte, tra il fruscio di tessuti antichi e le note sospese di una voce che sembra ancora risuonare da dietro il sipario, si è compiuto un viaggio straordinario: “In viaggio con Eleonora Duse”. Non solo un’iniziativa culturale, ma un’esperienza emotiva, profonda, che ha segnato il cuore di chi ha preso parte alla Settimana Dusiana, svoltasi a Milano dall’11 al 16 giugno 2025, nell’ambito del Progetto Internazionale “Duse Centenario”. A un secolo dalla scomparsa di colei che è stata, ed è ancora oggi, l’anima più luminosa del teatro italiano, l’Italia e il mondo le hanno reso omaggio. Un omaggio vivo, pulsante, multisensoriale. Curato dalla giornalista e scrittrice Stefania Romito – membro del Comitato Nazionale per le Celebrazioni del Centenario istituito dal Ministero dei Beni Culturali – il progetto ha unito prestigiosi enti culturali e associazioni internazionali in una sinfonia di emozioni e memorie. Ma è stato soprattutto il linguaggio muto degli oggetti a parlare in questa settimana di meraviglia. Le sale che hanno ospitato il saggio espositivo inedito, prove niente dalla preziosa raccolta privata La Camelia Collezioni di Vigevano, sembravano so spese nel tempo. Ancora una volta le curatrici Alessandra Restelli e Maria Luisa Siviero hanno portato la loro quotidianità e la loro spiccata preparazione e sensibilità in questo allestimento. Abiti di scena, capi privati, accessori intimi di Eleonora Duse si sono offerti allo sguardo dei visitatori come reliquie preziose, testimoni silenziosi di un’eleganza che trascende il tempo, di un’anima che ha saputo abitare il palcoscenico come fosse il mondo. Tra velluti, marabù e ricami a punto pieno, tra chiffon plissettati e paillettes sussurranti, ogni abito raccontava una storia. Non solo quella dell’attrice, ma quella della donna: forte, fragile, misteriosa. Tra i pezzi esposti, una sopraveste in pizzo veneziano eseguita ad ago, un domino da te atro in panno di Svezia, un caftano da viaggio. Ogni piega, ogni bordo, ogni cucitura sembrava custodire il respiro della Duse. A cessori come scialli, guanti, cappellini e bauletti che un tempo ne racchiusero i ricordi più segreti, hanno evocato la sua essenza con commovente delicatezza. Ma la Settimana Dusiana è stata molto più di un’esposi zione. È stata un’esperienza viva, immersiva. Le videoinstallazioni hanno trasportato i visitatori in una dimensione emotiva e visiva fuori dal tempo. Gli incontri, intensi e partecipati, hanno visto la presenza di figure di spicco del mondo dello spettacolo, della letteratura, del giornalismo, della musica e della cultura in senso ampio. Ogni voce, ogni parola, ogni nota ha contribuito a ridisegnare il ritratto di Eleonora, restituendone la complessità e la grandezza. In un tempo in cui la memo ria rischia spesso di scolorirsi nell’indifferenza, il progetto “Duse Centenario” ha sa puto restituire al presente la potenza evocativa del passa to. Ha dato nuova vita a una figura che non è mai stata semplicemente un’attrice, ma un simbolo. Di libertà, di passione, di arte assoluta. La Settimana Dusiana si è conclusa, ma il suo eco continua a risuonare. Nel le immagini impresse nei cuori, nei racconti che an cora si rincorrono tra chi c’era, nella luce degli occhi commossi. Perché Eleonora Duse non è mai appartenuta a un’epoca sola. È eterna. E come tutte le anime grandi, non smette mai di tornare. Con “In viaggio con Eleonora Duse”, il 2025 si conferma come l’anno della riscoperta di un mito. E la Settimana Dusiana, con la sua intensità emotiva, è stata la più pura celebrazione di un’eredità che continua a incantare. Un invito, oggi più che mai, a la sciarsi guidare dalla bellezza, dalla profondità, dall’arte. Quella vera. Quella che non muore mai. In un mondo che corre, distratto e veloce, la figura di Eleonora Duse ci ricorda la forza della lentezza, dell’introspezione, della parola sussurrata più che gridata. Ci invita a riscoprire la magia del teatro come luogo dell’anima e della trasforma zione. E ci insegna, con la grazia silenziosa che fu la sua cifra, che l’arte non è spetta colo, ma verità. E che quella verità, una volta toccata, non si dimentica più

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