A cura di Fiat Lux
Il nepotismo politico, ossia la pratica di assegnare incarichi pubblici a parenti o amici, non è certo una novità di questi tempi. Cambiano i politici, cambiano i partiti, ma alla fine chiunque si trovi a governare cade in questo penoso incidente, che resta un problema sociale grande, perché porta con sé implicazioni non di poco conto. Innanzitutto, vi è un indebolimento generale del concetto del merito, perché, se risulta necessario un intervento pubblico a sostegno del cursus vitae di un parente, anche se acquisito, significa che il valore dello stesso non risulta essere al di sopra di ogni valutazione. Il sospetto di favoritismi alimenta inoltre la sfiducia dei cittadini verso le istituzioni, e in un periodo come questo, demolisce completamente ogni residuale stime personale dei soggetti in causa. Quando i posti diventano poltrone di famiglia aumenta il rischio di conflitti d’interesse e di uso improprio di risorse pubbliche, e quando si tratta di una azienda che ha appena acquisito al proprio portafogli un bel po’ di milioni di euro, alla gente un po’ di idee vengono in mente. E allora a noi, che siamo un po’ burloni e un po’ agée, viene in mente una vicenda vecchia, ma sempre attuale: non possiamo di certo esserci dimenticati della “favolosa” Imelda Marcos che, col marito a capo delle Filippine, mise in piedi un sistema di nomine clientelari in grado di garantire il potere alla dinastia, anche in presenza di evidenti fatti corruttivi, di portata inter nazionale. La Imelda, famosa per la sua stravaganza, era stata l’anima forte del regi me cleptocratico instaurato nelle Filippine, e, gli uomini legati alla dinastia, nominati nelle sedi opportune, non provarono minimamen te ad arginare le folli spese della sciura Marcos. Ciò indusse un tracollo economico del Paese e i Filippini dovettero sobbarcarsi i debiti della Imelda, per i successivi 50 an ni. I più giovani invece ricordano magari lo scandalo della Parentopoli romana, concentrata sulle nomine e le assunzioni in aziende pubbliche come AMA e ATAC. Insomma, ovunque ci si gira, si incappa sempre nel clientelismo politico, e infatti, a propria di scolpa, pare proprio opportuno nominare predecessori che fecero altrettanto. Ma su insomma, se ci presentiamo come il nuovo, e se il partito che ci sostiene promuove il merito nei propri proclami, almeno cerchiamo di non pestare queste merdacce per strada, che l’opportunità politica delle scelte va sempre tenuta in considerazione, altri menti le suole delle scarpe rosse restano sporche e poi capita di scivolare per strada