MORTARA NEI DINTORNI E NELLA STORIA – La storia della Madòna dal Soc

A cura di Simone Tabarini

Narra la popolazione di Velezzo Lomellina che, in un tempo remoto, quando le risaie erano ancora paludi selvagge e l’Agogna scorreva libera tra canneti e salici, una bambina sordomuta vagava lungo le rive del fiume. Il suo nome è dimenticato dal tempo, ma non il prodigio che visse in una giornata d’estate. Un giorno, mentre il sole calava sul piano, tra le acque fangose del torrente, apparve un tronco galleggiante. Ma non era un tronco come gli altri: emanava luce tenue, e sul suo legno bagnato si disegnava il volto dolce della Vergine Maria. La bambina, incantata da quella visione celeste, si avvicinò. Si racconta che in quel momento, per la prima volta, la fanciulla udì una voce: era soave, materna, e la chiamava per nome. Senza paura, la piccola si tuffò per raggiungere il tronco, ma le acque la inghiottirono. I contadini, poco distanti, accorsi alle sue grida, la trovarono poco dopo sana e salva, stretta a quel pezzo di legno miracoloso. Raccontò a gesti e sguardi la sua visione e il tronco fu portato in chiesa per essere venerato e preservato. Ma la mattina seguente, accadde il mistero: il pezzo di legno non era più lì. Fu ritrovato nuovamente sul greto dell’Agogna, nel punto esatto dell’apparizione. Accadde ancora e ancora, finché i paesani di Velezzo non compresero: la Madonna desiderava un luogo sacro lì, vicino all’acqua. Così, pietra su pietra, venne eretto un piccolo oratorio, che ancor oggi veglia silenzioso sulle risaie. Lo chiamano la Madòna dal Soc, dal dialetto “tronco”, e molti giurano che, nelle sere d’autunno, quando la nebbia si alza dai campi, si possa ancora udire il lieve canto di una bambina e lo scorrere d’un tronco luminoso sull’acqua. Ad oggi è un piccolo gioiello tra i campi di riso.

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