MORTARA E DINTORNI NELLA STORIA – Streghe dei campi, una leggenda Lomellina

A cura di Simone Tabarini

Nei mesi grigi d’inverno, le anziane narrano la leggenda delle Streghe dei Campi. Si dice che, all’ultimo plenilunio prima della semina, donne misteriose si riunissero nei luoghi più umidi e solitari. Lì celebravano il Sabbath. Vecchie curve come rami secchi o giovani silenziose come ombre, accendevano piccoli fuochi con legna raccolta in silenzio. Attorno alle fiamme mescolavano erbe, radici e semi in ciotole d’argilla, cantando voci gutturali, un misto di pianto e risata. Invocavano spiriti dei boschi, poi spargevano rugiada sui campi: benedizione o rovina, secondo la notte e il cuore di chi osservava. All’alba i contadini riconoscevano i segni del loro passaggio: fili d’erba attorcigliati, pozze con forme insolite, fiorellini bianchi tra le zolle. A volte resti di falò ancora tiepidi, nonostante la pioggia. Sussurravano: “Le Streghe dei Campi sono passate. La terra è stata scelta.” Ma non tutti seppero rispettarle. Si racconta di un giovane di Castello d’Agogna che, armato di torcia, osò seguirle. Nel canneto vide una figura incappucciata, mentre altre ombre danzavano tra la nebbia. Fece un passo avanti, inciampò, e la torcia si spense. Il canto cessò, le figure svanirono come dissolte nel vento. Il mattino dopo, la sua risaia era rigogliosa. Ma ogni anno, al plenilunio di febbraio, trovava nel campo un ramo secco piantato nel terreno: avvertimento e prezzo da pagare. Da allora si dice che chi vaga nei campi in certe notti rischi di perdere l’ombra o tornare con gli occhi pieni di nebbia. Alcuni giurano di aver visto fuochi danzanti: i fuochi delle streghe. La terra non dimentica: le Streghe dei Campi camminano ancora.

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