A cura di Fiat Lux
Il valore di un marchio, per dirla alla moda moderna Brand Value, è un concetto che unisce aspetti economici, psicologici e strategici. Cioè la scelta di un marchio, per comunicare qualcosa, utilizzando strategie inconsce, deve contribuire a generare fiducia, riconoscimento e simpatia nel pubblico. Qualche anno fa, complici alcuni ministri del governo PD, avevamo assistito all’ascesa del marchio Cannabis, come trapano conquistatore della simpatia pubblica. Un brand che aveva cominciato ad apparire anche sull’abbigliamento, sulla comunicazione più varia, il tutto senza censura, perché era distaccato dal prodotto che rappresentava. Un bel disegno, dei caratteri accattivanti, il tutto al fine di stimolare fiducia e ridurre il rischio percepito dell’uso del prodotto, per aprire alle politiche di legalizzazione della marijuana, che il go verno voleva introdurre. E funzionò. Cannabis era leggero, simpatico e diffuso ovunque, non rappresentava più uno stigma sociale, e cominciò a far da insegna in tutte le città per i negozi che vendevano prodotti a base di marijuana, quasi fosse ormai naturale farne un uso anche ricreativo e non solo medicale. Per fortuna il vento dall’alto è cambiato e il maestrale sembra aver spazzato via le t-shirt marchiate dai cassetti delle nonne di adolescenti scriteriati. Oggi anche la propaganda politica si è accorta che marchi forti veicolano il consenso in maniera più rapida e diffusa, in quanto completamente acritica. Un brand è in grado di nascondere la verità, ma di farsi veicolo di aggregazione sociale presso fasce di popolazione che manco sanno chi sono e cosa hanno fatto i Filistei. Ma vale la pena di urlare contro qualcosa e allora ProPal sembra proprio un’idea vincente da sposare. Chissene di come stanno le cose, ProPal annienta Hamas, la nasconde, se ne fa scudo con un’accezione più globalizzata e mite. Quel Pro davanti fa sembrare tutto il resto malvagio. E poco hanno insegnato secoli di ghettizzazioni e violenze, eccoci qui a combattere per la verità, contro chi usa la mano destra per picchiare duro contro il raz zismo e la mano sinistra per demonizzare una razza o una religione, inconsapevoli che Israele non significa Sionismo. Razzisti e antirazzisti nel medesimo pensiero ProPal, che poi scopriremo essere ProctoPal