Abbandonata nel 1968 a Mortara ora è in cerca della sua mamma

Paola è stata adottata da una coppia pugliese, ma ha sempre conosciuto
la propria storia: «Voglio solamente scoprire la mia famiglia naturale»

Sono le 11.35 di un giorno apparentemente come tanti: il 30 giugno del 1968. Al civico 4 di via Ottone de Parenti, che ospita l’ingresso dell’oggi ex ospedale Sant’Ambrogio, viene al mondo una bambina. E quella stessa neonata oggi, persona matura e dalle idee molto chiare, è in cerca della donna che le diede la vita e ha lanciato un appello attraverso i social, dopo aver interessato del caso avvocati e giudici. Questa è una storia particolare e intensa, fatta di sensazioni, speranze, la voglia di rendere concreto il tassello di un mosaico che merita di essere ultimato. A raccontarla è la stessa protagonista: il suo nome è Paola Anselmi, vive a Ruvo di Puglia (Bari) e lavora in ambito scolastico nel vicino comune di Terlizzi. Il suo cognome lo ha ereditato dai genitori adottivi, Giovanni Anselmi e Porzia Campanale, che la adottarono quando aveva 9 mesi. «Mi venne inizialmente assegnato il cognome Dezzani – commenta Paola – che mi è stato detto essere di fantasia. Ma chissà…». A farla nascere fu il professor Pietro Sora, primario di ostetricia e ginecologia. «Mamma è la prima parola che un bimbo pronuncia appena comincia a gorgheggiare, un suono quasi soave, la mamma che dovrebbe proteggere il proprio bambino cullarlo, amarlo, sostenerlo e infine fargli prendere il volo verso nuove mete. Alla mia gli è stato negato perché costretta a darmi via, segnando il mio destino. Costretta da scelte non sue, mi lasciò in una culla fredda» sottolinea la donna sul suo blog. Si nota una chiara capacità di scrittura, e non sorprende quindi che di recente abbia scritto un libro: «Un testo in cui parlo della mia vita, con nomi fittizi. Magari mi servirà per raggiungere il mio scopo». E ancora: «I miei genitori adottivi non mi hanno mai nascosto le mie origini. Se fino all’adolescenza la cosa non mi ha mai molto colpito, con il tempo, anche diventando madre (ha tre figli, Giuseppe di 26 anni, Gianfranco di 23 e Valentina di 10, ndr), ho sentito forte in me il desiderio di andare a fondo. I miei genitori mi sono stati accanto. Mio padre, scomparso tre anni fa, mi disse che lui e mia madre adottiva avrebbero voluto che io mi ricongiungessi con la mia famiglia biologica. Non ho avuto fratelli, ma in cuor mio sono certa di averli, da qualche parte. Sono passata a Mortara cinque anni fa, ma senza particolari esiti. Quel che posso dire è che ho sempre sentito dentro di me, vivendo al sud, di non essere al mio posto. Ho un carattere particolare, sono una persona con una mentalità aperta tipica della Lombardia. Dentro di me scorre il sangue del luogo in cui sono nata, Mortara». E così, anche attraverso i gruppi social dedicati alla città, la scorsa settimana è apparso un testo di Paola: «Mamma – si legge – se dovessi leggere non avere timore. Io vorrei esserti vicina, poterti toccare e sentire come sei fatta, se hai il mio viso, i miei occhi, il mio carattere, il mio sorriso e parlare di noi, di chi ti ha portata via da me che ti adoro nonostante non ti conosca». Aggiunge la donna: «L’unico modo che ho per far conoscere la mia storia è divulgare messaggi anche attraverso il web, nella speranza che qualcuno possa avere anche un vago ricordo. Mi sono anche attivata presso avvocati e preso parte ad alcune udienze. In occasione della seconda di queste, il giudice disse che mia madre, dopo avermi tenuta in braccio per tre giorni, fu costretta a darmi via, e che per conoscere le mie origini dovrò magari attendere che un giorno un notaio mi chiami per un eventuale lascito. Ma non mi interessa certo il denaro, ciò che voglio è conoscere la persona che mi ha messa al mondo e magari anche i miei fratelli. Non voglio essere di intralcio alla vita di nessuno, chiedo solo di conoscere la mia famiglia». Nel corso degli anni Paola Anselmi ha raccolto incartamenti relativi alla sua nascita e alla sua adozione. C’è stato anche un tentativo attraverso la trasmissione “Così lontani così vicini” condotta da Al Bano, ma nulla da fare. «Mi è stato sempre detto che ero figlia di una ragazza madre. Ma io ho maturato una mia personale idea, ad esempio che la mia nascita ha rappresentato in qualche modo uno scandalo per mia mamma, che è stata quindi costretta a lasciarmi, non lo ha fatto per una sua volontà. È successo qualcosa, e ogni giorno cerco di scoprire qualcosa in più per completare questo percorso. Spero ardentemente che attraverso le molte condivisioni e l’interesse di questo giornale io possa arrivare alla verità».

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