Intervista al presidente provinciale di Coldiretti Stefano Greppi «Anche durante il lockdown le nostre aziende si sono adoperate»
Furono le “Prose” di Giovanni Pascoli a rendere immortale un modo di dire ormai comunemente utilizzato nel nostro Paese: «piove sul bagnato». E non esistono davvero parole più tristemente adatte di queste per raccontare il momento vissuto dal mondo agricolo lomellino e non solo. L’alluvione di quasi due settimane fa, infatti, ha messo ancor più a dura prova un comparto che – come d’altronde molti altri – si è dovuto rimboccare le maniche per cercare di resistere durante un’emergenza sanitaria, presto divenuto anche economica e sociale. A tirare le fila del discorso è quindi il presidente di Coldiretti Pavia, Stefano Greppi, la cui azienda agricola si trova a Rosasco, in Lomellina, all’interno dell’area maggiormente messa alla prova dall’esondazione del fiume Sesia, che ha provocato ingenti danni a raccolti e strutture.
«Da un punto di vista puramente personale – commenta Greppi – sono stato fortunato, se di fortuna si può parlare in un momento come questo. Due giorni prima dell’alluvione sono riuscito a trebbiare il raccolto nell’area golenale dove esonda il fiume. È stato di fatto un puro caso». I centri più colpiti, in Lomellina, oltre a Rosasco sono Candia, Langosco e Palestro. Qui, nella mattinata di sabato, il numero uno della Coldiretti provinciale ha incontrato l’assessore regionale all’agricoltura Fabio Rolfi per fare il punto della situazione. «La Regione Lombardia si è già attivata per presentare al governo la richiesta di stato di calamità, ma serve una risposta rapida da parte di tutte le istituzioni: i nostri risicoltori meritano di avere il ristoro completo degli enormi danni subiti. Come al solito gli agricoltori si sono dimostrati persone molto pragmatiche – analizza ancora Greppi con riferimento all’attuale condizione delle aziende locali – e là dove è stato possibile comunque trebbiare almeno in parte il riso, è stato fatto. Dove è stato quindi possibile portare a casa il prodotto, anche danneggiato, ci si è adoperati». Non bisogna dimenticare che l’Italia è il primo produttore europeo di riso, con 228mila ettari coltivati quest’anno e 4mila aziende agricole che raccolgono 1,50 milioni di tonnellate di risone all’anno, pari a circa il 50% dell’intera produzione Ue. Pavia risulta essere la prima provincia risicola d’Europa: qui si coltivano 80mila ettari di risaie e si concentrano 1500 aziende agricole specializzate in questa coltivazione.Quello che emerge fino ad ora, in ogni caso, è un quadro allarmante: le risaie inondate dall’acqua e dal fango hanno subito danni enormi. Ma attenzione, non parliamo solamente di riso». Sono infatti diverse, purtroppo, le colture colpite. Oltre al riso si segnalano danni anche alla soia, al grano e ai pioppeti travolti dall’alluvione. Per non parlare dei problemi alle strutture aziendali, ai macchinari e anche al sistema irriguo della zona. «Una zona che, tra l’altro, era già stata colpita da una violenta grandinata pochi giorni prima dell’alluvione. Anche per questo serve un’azione rapida da parte delle istituzioni, perché gli agricoltori non possono permettersi di aspettare troppo tempo per vedersi risarciti i danni». Più nel dettaglio, Greppi spiega: «È importante che venga riconosciuto lo stato di emergenza il prima possibile. Ci sono ad esempio tantissimi vincoli ambientali relativi a ciò che è possibile fare in campagna, e ora abbiamo bisogno di avere mano libera per poter intervenire. Esistono situazioni idrogeologiche che sono state stravolte, e non abbiamo troppo tempo davanti a noi per rimediare. Le settimane di bel tempo, da qui alla prossima primavera, sono poche e ci sono strutture danneggiate da dover riparare. Occorre affrontare la situazione puntando su una collaborazione tra agricoltori, enti locali e istituzioni in genere». È possibile avere una stima precisa dei danni? «Credo sia ancora prematuro». Da precisare in tal senso che le segnalazioni da parte delle aziende agricole colpite continuano ad arrivare agli uffici di Coldiretti, i cui tecnici si sono mobilitati fin dall’inizio dell’emergenza per fornire assistenza ai propri soci. «Stiamo raccogliendo gli ultimi dati, e a breve potremo dare un quadro preciso della situazione» aggiunge Greppi, che prosegue: «Quel che è evidente è che i danni non sono pochi. Oltre alle coltivazioni, ad esempio, intere aziende sono state colpite a livello di strade e comunicazioni. Voglio però evidenziare un elemento: l’agricoltore non aspetta gli aiuti, inizia subito ad aiutarsi da solo, mettendosi anche a disposizione della comunità». Un ruolo anche sociale che, in un territorio a forte vocazione agricola come il nostro, continua a essere vivo e presente.