Dopo 50 anni Padre Nunzio torna nella sua San Giuseppe

Il 24 dicembre celebrerà la messa delle 18. La chiesa è stata

costruita dal frate su mandato del vescovo Luigi Barbero

Nella storia del quartiere Zignago, di cui oggi sopravvive solo la casa di riposo Marzotto e il pallone del Tennis Club si innesta una chiesetta prefabbricata costruita nel 1970 da Padre Nunzio De Agostini e inaugurata dallo stesso frate nella notte di Natale di cinquant’anni fa. Il prossimo 24 dicembre, alle 18, sarà ancora Padre Nunzio a tornare nella “sua” San Giuseppe a celebrare la messa di Natale. L’ultima della giornata, visto che quest’anno le messe della vigilia dovranno rispettare il coprifuoco delle ore 22. «È stato lo stesso parroco don Gianluigi Repossi a chiedermi di celebrare a Natale. Io lo faccio con grande piacere e una particolare emozione». Padre Nunzio ricorda molto lucidamente quell’anno, il 1970, e come avvenne quella specie di miracolo resta ancora impresso nella sua mente. Il frate oggi è rettore dell’abbazia di Sant’Albino e parroco dei Casoni di Sant’Albino. «Mi chiamò nel convento dei Frati, alle 5,30 del mattino il vescovo Luigi Barbero – racconta Padre Nunzio – una telefonata che non potrò mai dimenticare e che è diventata parte della mia vita». Era il 4 gennaio del 1970 e il presule vigevanese disse al giovane francescano: «Nel quartiere di Zignago abbiamo un appezzamento di terra. Là costruirai una chiesa». Quella domanda mi lasciò di sasso: «Eccellenza – risposi  – ma con quali soldi?». E il Vescovo: «Ci penserà la Provvidenza».  «In effetti fu così – spiega di nuovo padre Nunzio – Cominciai ad interessarmi della posa di un prefabbricato, mi arrivarono dei progetti, firmammo per averli dalla ditta che li realizzava. La chiesa non era neppure troppo piccola perchè a ben vedere ci stavano 500 persone». E arrivò anche la Provvidenza on il lascito di un’anziana povera, che era sempre andata a prendere un pasto al convento francescano di Mortara. Era ricoverata in ospedale, sola. Consegnò a Padre Nunzio un libretto di risparmio chiedendo di essere assistita nella sua vecchiaia. Il frate non pensava di trovare molti denari vista la sua indigenza, ma giunto a casa scoprì che con quei soldi avrebbe comodamente potuto comperare la sua chiesa prefabbricata. Tutto il quartiere, in quel 1970, si dedicò alla  costruzione della chiesa di San Giuseppe. «Gli operai tornavano dal lavoro e prima di andare a casa si fermavano a rattoppare, erigere un muretto, avvitare. È stato un anno frenetico». Poi venne la sera di Natale. Il momento dell’inaugurazione. La prima messa celebrata fu quella di mezzanotte. Il papà di Padre Nunzio aveva spalato la neve per tutto il pomeriggio, per rendere agevole l’ingresso. Ma il suo entusiasmo non era alle stelle. Zignago era un quartiere “rosso” ed erano in pochi che frequentavano la Chiesa. «Ero entrato in sacrestia per preparami con i paramenti – rammenta Padre Nunzio – e non era ancora arrivato nessuno. Alla mezzanotte, però, uscii e trovai la chiesa gremita all’inverosimile, c’era anche il sindaco. Fu una grande gioia». Da allora il quartiere crebbe. Mancava una casa parrocchiale e fu allestita in un vagone ferroviario che fu donato direttamente dall’amministratore delegato delle Ferrovie dello Stato. «Era dotato di ogni confort – spiega Padre Nunzio – furono ideate su quel vagone una serie di importanti iniziative». Non ultima quella della “Città dei ragazzi” che venne riconosciuta anche da Comune ed ebbe una vasta eco. Ma quel che più importa è che crebbero tanti ragazzi  che oggi sono professionisti affermati che ancora oggi ricordano quel periodo di grande entusiamo e di gioventù. 

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