Il museo rischia di morire Servono spazi e forze nuove

Il presidente Italo Rivolta: «Qui tutto è in ordine, ma non basta.

Abbiamo bisogno di ampliarci per valorizzare i nostri reperti»

È una grande stanza al piano terra di Palazzo Lateranense. Contiene reperti storici e artistici, materiale di varia fattura, quadri, medaglie, strumenti chirurgici e spartiti antichi della Civica scuola musicale di Mortara, oltre a un prezioso violocello Testori del Settecento. Gli oggetti custoditi dall’associazione “Museo Amico e Amelio” rappresentano del prezioso materiale in deposito, ma disposto in maniera eterogenea e non organica. Ogni oggetto ha un valore intrinseco altissimo, storico o affettivo, ma per valorizzarlo ci vuole molto di più di tutto questo. I “custodi “ di questo museo sono il presidente dell’associazione Italo Rivolta e il segretario tesoriere Giovanni Crivelli. Da anni fanno in modo, con le pochissime risorse a disposizione, che tutto ciò non vada disperso in qualche sotterraneo. «Per fare un museo – afferma Italo Rivolta, ex economo del Comune di Mortara, da tempo in pensione, appassionato di ogni forma d’arte e oggetti storici – ci vogliono spazi maggiori. Qui è tutto disposto in ordine, ma non basta. Inoltre la nostra associazione era composta di una sessantina di membri ma adesso siamo rimasti in venti circa. Molti anziani ci hanno lasciato e anche le nostre forze sono meno fresche. Abbiamo bisogno di una nuova energia». Sulla possibilità di avere maggiori spazi a disposizione se il palazzo subisse un restauro o una ristrutturazione afferma: «L’idea è molto buona, se andasse in porto ne saremmo tutti felici. Si tenga conto che noi dividiamo gli spazi al piano terra con la Contrada della Torre che, inoltre, si trova prima della nostra entrata. Attraversare i loro spazi pèer venire da noi è un  percorso obbligato». Ci sono dei reperti di varia natura e valore che potrebbero essere valorizzati non solo mostrandoli, ma accompagnandoli con pannelli che spieghino la loro storia e la vita sociale (tutta mortarese) del tempo in cui sono stati utilizzati o prodotti. Questo potrebbe trasformare la raccolta in museo vero e proprio. Servirebbero aree tematiche per consentire di sviluppare questo progetto e spiegare. Purtroppo mancano gli spazi, e anche le forze. 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *