Filippo Incarbone è stato ucciso: la ricostruzione delle indagini dei carabinieri

Il 29 gennaio il fratello di Filippo Incarbone, Maurizio, si è recato presso la stazione dei carabinieri di Vigevano per denunciare la scomparsa dell’uomo. I militari si sono quindi subito attivati, ispezionando accuratamente la casa dello scomparso, ma dai primi accertamenti non è emerso alcun indizio. Il fratello aveva evidenziato che Filippo Incarbone si trovava spesso in ristrettezze economiche. E ricostruendo la situazione, sono emersi rapporti con soggetti già noti alle autorità, tra loro Michael Mangano, 31enne originario di Aosta ma residente a Vigevano, che è stato descritto come un soggetto violento, dedito agli stupefacenti, circondato da persone indebitate con lui. Incarbone era succube di questo individuo, da cui forse dipendeva per il consumo di droghe che non riusciva a pagare perché disoccupato: veniva quindi maltrattato al limite della schiavitù.

Tra martedì e ieri (mercoledì) gli investigatori della della compagnia di Vigevano hanno acquisito una serie di testimonianze sia di imprenditori della zona, che hanno dichiarato di essere taglieggiati e minacciati dal 31enne, nonché da altre persone che confermano quest’indole violenta. E’ stata così isolata presto la cerchia di persone che ruotavano attorno a lui: quelle che hanno avuto un ruolo nella scomparsa di Filippo Incarbone sono state identificate in Gianluca Iacullo, 43enne di Vigevano utilizzato come autista e un 47enne, residente in città, dedito a sua volta al consumo di stupefacenti.

Le indagini sono terminate questa notte, dopo che i militari della Sezione Operativa hanno avuto la contezza che il 31enne aveva ucciso Filippo Incarbone colpendolo ripetutamene con un martello da muratore per poi occultarne il cadavere con la complicità del 43enne. Dalla ricostruzione della vicenda, è emerso che tra il 4 e il 6 gennaio Iacullo, Mangano e la vittima si erano riuniti nell’abitazione del 31enne, che ha iniziato a insultare Incarbone pretendendo denaro, e quindi colpendolo in maniera fatale: si è poi disfatto del corpo con l’aiuto del 43enne caricandolo sulla sua auto e trasportandolo in zona “Ramo delle streghe” per poi gettarlo nel Ticino. Un testimone oculare, tra l’altro, ha visto i due soggetti trasportare di notte la salma dall’abitazione del 31enne a una vettura poi risultata in uso al 43enne. Questo è stato condotto presso la caserma di via Castellana a Vigevano e ha ammesso le proprie responsabilità. Ieri sera i carabinieri hanno quindi rintracciato Michael Mangano mentre viaggiava a bordo di un’autovettura condotta da un amico. L’uomo ha ceduto all’amico una dose di eroina ma è stato sorpreso dai militari che hanno sequestrato lo stupefacente e hanno fermato l’indiziato, sequestrando poi l’abitazione del 31enne e due auto che si ritiene siano state utilizzate per commettere l’omicidio. I RIS di Parma faranno gli accertamenti del caso. Gli uomini guidati dal Maggiore Paolo Banzatti hanno inoltre acquisito elementi di responsabilità nei confronti del 31enne e di un’altra persona vigevanese 35enne, con riferimento a un episodio di estorsione nei confronti di un imprenditore. Così Mangano è stato deferito all’autorità giudiziaria per i reati di omicidio volontario, distruzione di cadavere, estorsione, rapina, spaccio di sostanze stupefacenti e il suo complice 43enne per i reati di omicidio volontario e distruzione di cadavere. I due sono attualmente in carcere a Pavia in attesa dell’interrogatorio di garanzia da parte del GIP, mentre continuano le ricerche del cadavere nel Ticino che finora hanno dato esito negativo.

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