La didattica a distanza ha richiesto un’adeguata formazione «Chi si impegna in presenza, lo fa anche lontano dalle aule»
In attesa delle decisioni del nuovo ministro dell’istruzione sulla maturità 2021 e sull’eventuale prolungamento estivo delle attività didattiche continua nelle scuole secondarie superiori l’alternanza tra attività didattica in presenza e a distanza nella misura del 50%. È acceso il dibattito sulla validità della della didattica a distanza, fra gli studenti e i genitori ma anche fra gli insegnanti che sono i maggiori protagonisti di questa modalità di lavoro. Abbiamo chiesto il parere di alcuni insegnanti mortaresi del Pollini. «La didattica a distanza per quanto possa avere dei limiti – interviene Antonio Danise dell’indirizzo alberghiero – ha dato a noi docenti la possibilità di rimanere accanto ai nostri studenti e a loro l’opportunità di non perdere il contatto con il mondo scuola. La tecnologia ci ha dato la possibilità di acquisire competenze informatiche che saranno indispensabili in un prossimo futuro. Sull’eventualità di un prolungamento delle attività didattiche nel periodo estivo – continua Danise – tutte le strategie utili a rafforzare il legame della scuola con gli studenti sono utili. Del resto siamo tra i pochi paesi d’Europa ad avere un periodo di vacanze estive così lungo». E ancora: «Io penso che sia meglio la didattica in presenza, in particolare per gli alunni più fragili – commenta una docente dell’indirizzo socio assistenziale – noi docenti non abbiamo perso un’ora di lavoro, anzi, abbiamo lavorato di più. Per quanto riguarda gli alunni – continua – chi si impegna in presenza, si impegna anche a distanza. Alcuni alunni delle ultime classi si sono tenuti in contatto e aiutati anche a distanza. I più penalizzati sono stati quelli di prima e seconda perché sono andati in didattica a distanza, prima di conoscersi fra di loro e sono troppo piccoli per avere sufficiente autonomia». Più critico risulta essere il giudizio espresso da Maria Borghi dell’Alberghiero: «Gli insegnanti hanno dovuto reinventarsi la didattica e hanno trascorso legati al pc molte ore al giorno. I docenti hanno dovuto formarsi perché la scuola non era preparata. La dad ha dato dei frutti sia positivi sia negativi; forse ha allontanato gli alunni e noi insegnanti dalla relazione». Ecco il giudizio della professoressa Maria Teresa Albini, insegnante lomellina che opera in un liceo di Pavia: «La dad, soprattutto se realizzata con strategie che impieghino al meglio le risorse digitali, consente agli studenti di raggiungere gli obiettivi di apprendimento, in certi casi anche meglio di quella in presenza, in quanto impiega il linguaggio che è quello che oggi viene utilizzato più di ogni altro dai giovani. È una buona occasione – conclude quindi Albini – per avviare i ragazzi allo studio autonomo. I nuovi strumenti informatici sono ormai entrati a far parte della scuola, così come di ogni altro aspetto della vita».