Se prima della pandemia erano 120 le famiglie aiutate dai volontari
attualmente siamo saliti a circa 170, con una crescita esponenziale
La povertà continua a bussare alle porte della Croce Rossa mortarese. I dati delle famiglie assistite presso la sede di viale Capettini sono in continuo aumento. «Fino a prima della pandemia – esordisce Elisa Bovio, responsabile del settore sociale – assistevamo circa 120 famiglie, cioè intorno alle 500 persone. Poi dallo scorso anno il numero è continuamente aumentato, raggiungendo quota 155 famiglie e circa 600 persone». Un numero particolarmente elevato. «Da inizio anno – prosegue Elisa Bovio – si sono aggiunte almeno 15 altre famiglie che portano il numero totale di assistiti, attualmente, a circa 170 famiglie e a superare quota 650 persone». Il sistema di assistenza Cri è cambiato con l’avvento della pandemia. Fino a febbraio 2020, la sede, al sabato pomeriggio, apriva le sue porte per la distribuzione dei pacchi alimentari. Ogni famiglia, in base al numero di componenti e al reddito Isee, riceveva un pacco per un mese. Poi una volta ogni cinque settimane c’era la distribuzione del fresco che arriva dal Banco Alimentare. Con l’avvento del Covid, tutto è cambiato. Le porte del Comitato restano chiuse per evitare assembramenti. È lo staff del settore sociale che prepara, sabato mattina, le varie borse alimentari e poi inizia una distribuzione porta a porta. Questo per rispettare le varie regole e garantire la massima sicurezza. I mezzi della Cri passano quindi nei pari paesi del circondario, oltre a Mortara, per portare il pacco alimentare. Un lavoro di preparazione e di distribuzione lungo e meticoloso che viene realizzato, spesso, dal gruppo giovani. «Noi riceviamo alimenti – precisa Elisa Bovio – sia dall’Agea (un ramo della Comunità Europea), sia dal Banco Alimentare. Ma organizzavamo, in vari periodi dell’anno, raccolte alimentari presso i supermercati della zona. La pandemia non ci permette più di organizzare raccolte, ma per molto tempo, in vari supermercati, c’è stato il carrello della solidarietà dove i clienti, liberamente, potevano inserire nel carrello ciò che volevano donarci. I nostri volontari poi passavano a ritirare gli aiuti che venivano subito distribuiti». Un’attività capillare, silenziosa, ma molto utile. «La pandemia – aggiunge Elisa Bovio – non ha creato e crea solo problemi sanitari a tanti cittadini, ma ha allargato le maglie della povertà. Per questo, ormai da mesi, riceviamo segnalazioni dai Servizi sociali di famiglie che non hanno più reddito e hanno bisogno di un aiuto alimentare. Spesso si tratta di gente che effettuava piccoli lavoretti che consentiva loro di potersi garantire il minimo necessario. Perdendo anche queste piccole fonti, hanno perso ogni possibilità di sostentamento e hanno bisogno di aiuto. Noi cerchiamo di andare incontro alle esigenze alimentari in base agli alimenti che riceviamo. Se riusciamo ad aiutare è grazie a ciò che riceviamo e al lavoro silenzioso, ma utilissimo di Francesca, Barbara e gli altri volontari, che ringrazio».