Ex Marzotto, triste gigante ancora privo di un futuro

Uno spazio di circa centomila metri quadri che può essere valorizzato

solo con un progetto serio. Savini: «Le occasioni per il rilancio ci sono»

Marzotto: dalle nostre parti basta il nome. Riecheggiano ancora, nelle orecchie di tanti, i rumori di quella che è stata l’azienda di Mortara, sono vivi i ricordi di un’epoca che pare lontana ma che in realtà dista solo pochi decenni. Oggi, di quella sorta di “città nella città”, rimane un’area dismessa dalle dimensioni ampie. Si parla infatti circa 50mila metri quadri al coperto e di altrettanti scoperti, per qualcosa come quasi 100mila metri quadri su cui negli anni è stato detto e scritto molto. Ciò che sappiamo, è che allo stato attuale delle cose non risultano vere e proprie prospettive di sviluppo e di rivalorizzazione di questi spazi. Certo la crisi del 2007, che ha smosso nelle fondamenta il mercato immobiliare, non ha aiutato. Ma quel che è chiaro è che, senza una visione reale, vengano a mancare i presupposti stessi per pensare al futuro dell’area. Quella che fu una grande fabbrica tessile, è ufficialmente chiusa dal 2005. La proprietà è detenuta dalla “Immobili e Partecipazioni”, emanazione della stessa Marzotto, con la quale tra l’altro l’amministrazione risulta attualmente in causa: a inizio anno la giunta ha dato mandato al sindaco di rappresentare il Comune in un contenzioso, motivo del contendere un accertamento Imu datato 2018. A prescindere da ciò, continua a ripresentarsi il dibattito sul domani da dare all’ex fabbrica. Che nel 2016 è stata immortalata al suo interno da Diego Lova: le fotografie, che pubblichiamo in questa pagina, pur di 5 anni fa, regalano scorci e angoli che in qualche modo, pur nella desolazione dettata dal pensiero di ciò che fu, sanno anche affascinare e rimandano a quell’epoca in cui, in quei corridoi in quei saloni, circolavano centinaia e centinaia di persone. Una proprietà, come detto, che è privata. L’amministrazione comunale può quindi solo porsi da elemento facilitatore per porre se non altro le basi per un ragionamento relativo al recupero. Un punto della situazione lo fornisce Paola Savini, che è consigliere comunale ma anche architetto, nonché conoscitrice nel dettaglio della situazione relativa alla Marzotto: «Io credo – sono le sue parole – che onestamente se si voleva far ripartire un certo ragionamento, l’occasione poteva ad esempio essere il piano Next Generation, che si presta bene a interventi relativi alla creazione di tutta una serie di iniziative rivolte alle giovani generazioni». Si tratta del piano, spesso erroneamente etichettato come Recovery fund, con il quale l’Italia disporrà di oltre 200 miliardi di euro. «Per quanto riguarda la Marzotto – prosegue Paola Savini, che in consiglio comunale rappresenta la lista “Le nostre forze per Mortara” – penso a scuole, università, laboratori, incubatori di start-up. Sarebbe un qualcosa di molto appetibile. Ovviamente ci vogliono attori che si attivino in prima persona per promuovere la cosa. Sono convinta che iniziative di questo genere vadano stimolate soprattutto dalla politica, è solo dopo un certo tipo di stimolo che arrivano gli investimenti. ma senza il primo input, non si va da nessuna parte». La politica cittadina, quindi, come primo protagonista. Almeno così sarebbe dovuto essere. «Come detto, serve uno stimolo forte che guardi al futuro, dando vita a un progetto di recupero che sarebbe di grande valore. Ma francamente basta vedere cosa è stato combinato in queste settimane con i cantieri, aperti tutti insieme bloccando la città: non credo che qualcuno abbia pensato a un piano così ambizioso…». 

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