La storia centenaria dello stemma cittadino

Un sigillo del secolo XVI è la prima ricostruzione. Poi arriva lo sviluppo

vero e proprio nel 1713. La simbologia e i dettagli delle raffigurazioni

Chi sa cos’è lo stemma di Mortara e 

cosa rappresenta? E soprattutto quando è nato? Chi lo ha ideato? Dove si può vedere oggi? A queste domande risponde l’ultimo numero della pubblicazione di Italia Nostra “Appunti di arte, storia e beni ambientali” che racconta in dettaglio la nascita del simbolo che rappresenta la nostra città. Per chi se lo fosse dimenticato è raffigurato al centro del gonfalone, che vediamo spesso nelle grandi occasioni, in cui Mortara partecipa con il proprio stemma, oppure in aula consiliare, proprio sopra la poltrona assegnata al sindaco. Il notiziario redatto dal presidente di Italia Nostra Giovanni Patrucchi e dal suo staff redazionale spiega che «notevole influenza sugli sviluppi successivi dello stemma di Mortara è stata esercitata da un sigillo del XVI secolo, studiato da un illustre storico torinese e pubblicato da Domenico Promis (…) che presenta uno scudo troncato semipartito, con l’aquila spiegata in alto, un mortaio nel primo riquadro in basso e un cervo “saliente” nel secondo (…)». 

Una memoria manoscritta del 1767 (Romussi) spiegherebbe in questo modo l’origine delle immagini ritratte nello stemma: «Presso Mortara un cervo uscito dalla vicina boscaglia sia stato veduto bere in un mortaio… e che da tale fatto sia addivenuto il nome di Mortara». «In questo sigillo – spiega ancora il notiziario di Italia Nostra – si trovano già tutti gli elementi dell’attuale stemma comunale, concesso in occasione dell’erezione di Mortara a città, avvenuta con l’annessione della Lomellina ai domini di Casa Savoia (1707), successivamente confermata dal Trattato di Utrecht (1713). Varianti grafiche dello stemma si trovano in numerosi documenti dei secoli XVIII e XIX. I simboli dello stemma sono di facile interpretazione. L’aquila nera, omaggio a Vittorio Amedeo II che concesse a Mortara il titolo di città, è un omaggio al re sabaudo, per “l’imperiale vicariato conseguito e serbato” (Enrico Pollini, “Annuario storico-statistico lomellino per l’anno 1873”). L’aquila, “rivolta”, assegnata dall’imperatore Federico II ai ghibellini come emblema dell’Impero al tempo della lotta per le investiture, è simbolo di potenza e vittoria (…) Il cervo “passante” ha un preciso significato araldico: animale di belle forme, d’indole dolce e simbolo d’operosità, indica “nobiltà antica e generosa”, perché secondo la leggenda medievale era animale privo di fiele. Anche la quercia “diramata”, che come il cervo ricorda le cacce signorili dei Visconti e degli Sforza, ha un suo significato: in araldica l’albero è simbolo di concordia, dato che tutti i suoi rami provengono da un unico tronco; la quercia, in particolare, è simbolo di forza, di potenza e di nobili origini. Il mortaio, poi, indica “luogo paludoso” (oggi diremmo “luogo ricco di acque”), secondo il significato che il termine aveva assunto nei secoli della bassa latinità». Sulla base di questo stemma comunale, è stato autorizzato il gonfalone di Mortara (1969) a firma di Giuseppe Saragat, presidente della Repubblica, e di Mariano Rumor, presidente del Consiglio).

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