Il garlaschese che ha fatto vincere due ori alle Olimpiadi

Riccardo Longinari, attraverso un metodo di allenamento basato sul Dna, ha contribuito a far primeggiare l’Italia a Tokyo nella disciplina della marcia

Riccardo Longinari, è il primo preparatore e ricercatore sportivo in Italia che adotta un metodo di allenamento innovativo partendo dall’analisi del Dna degli atleti. Testando la parte più piccola dell’essere umano, ossia la cellula, raggiunge i più grandi obiettivi. Un uomo che ha fatto della passione e dell’umanità una ragione di vita e di essere, ponendo la salute come missione congiunta allo sport. Riccardo Longinari, classe 1958, ha fatto i suoi primi passi nel mondo sportivo alla fine degli anni ‘70 a Garlasco, dove risiedeva. Grazie ai brillanti risultati e al suo innato spirito pionieristico ha collaborato con il Pavia calcio e l’Università di Pavia fino al 1993 per poi trasferirsi a Bergamo, dove tutt’ora ricopre la carica di docente di “Management dello Sport” all’ Università Telematica Pegaso product specialist tecnologie per lo sviluppo e la promozione nello Sport. «In seguito alla morte di mia moglie Silvana a causa di un male incurabile ho fondato in suo ricordo l’associazione Silvana Liberti 2013 –  dice Longinari – e mi sono avvicinato al mondo della ricerca scientifica sportiva grazie all’aiuto di Fabrizio Donato (atleta delle Fiamme Gialle, medaglia olimpica 2012) e agli studi del genetista Keith Antony Grimaldi. Ho iniziato a sperimentare questo nuova tecnica chiamata Dna & sport method indirizzandomi verso le preparazioni atletiche mirate». La definizione completa viene identificata come sport genomica, ossia la branca trasversale tra le scienze motorie e la biologia molecolare che si pone l’obiettivo di indagare le interazioni tra il corredo cromosomico e l’attività sportiva. Quindi, afferma Longinari: «Attraverso la mappatura del Dna, è possibile studiare un metodo di allenamento personalizzato, in modo da esaltare le caratteristiche tecniche dell’atleta improntate dalla sua natura e oltre a migliorare i risultati, si possono prevenire gli infortuni e diminuire i tempi di recupero. Insieme ad atleti del calibro di Antonella Palmisano e Massimo Stano, con questa tecnica lo scorso agosto abbiamo conquistato la medaglia d’oro alle Olimpiadi di Tokio nella specialità 20 km di marcia». Per il futuro invece, spiega Longinari: «Vorrei proporre un nuovo progetto chiamato genomica sociale. Si tratta di attuare attraverso la mia esperienza e quella dei miei collaboratori le condizioni di benessere di tutti, non più solo agli sportivi. L’uso corretto del Dna porta a risultati di grandi performance e soprattutto migliora lo stato generale di salute. Per questo mi piacerebbe fare degli incontri informativi a Garlasco per spiegare come la funzione preventiva di questi test possano evitare la comparsa di molte malattie». Sarebbe un grande risultato, che ben si addice ad un grande personaggio sportivo e umano come Longinari, che ha già dimostrato in passato e soprattutto dimostra tutt’oggi di essere in grado di tramutare le aspettative e le speranze di molti… in realtà. 

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