La mensa della Caritas resiste e organizza il sostegno ai bisognosi

La distribuzione dei pasti della Caritas prosegue, ma con modalità diverse rispetto a quelle che si conoscevano sino a poco tempo fa, quando l’emergenza non imponeva un protocollo così rigido sulla sicurezza interpersonale. La situazione è descritta da Don Felice Locatelli, responsabile della mensa e rettore del santuario di Sant’Antonio (Chiesa dei Frati): «Abbiamo dovuto adottare delle precauzioni, ma cerchiamo di non lasciare i nostri assistiti senza cibo. La normalità che abbiamo intrapreso si è modificata in queste settimane e l’abbiamo adattata a norme sempre più stringenti. A servire i pasti è praticamente una sola famiglia di volontari, che è quella che ha da sempre retto il servizio. Gli altri, per ora, li abbiamo lasciati a casa. Cerchiamo di bastare noi. I pasti arrivano regolarmente da una cooperativa di distribuzione convenzionata con la Caritas e con altre strutture mortaresi. Poi abbiamo anche generi di prima necessità che ci arrivano dai supermercati. Tutto questo viene regolarmente eseguito». Però, non si mangia più all’interno. «È già da tre settimane – prosegue don Felice – appena si sono presentati i primi focolai del virus, che non facciamo più entrare nessuno. Prima li facevamo attendere all’ingresso, adesso distribuiamo i pasti dall’uscita secondaria, dove c’è un cortiletto. Qui le persone possono stare distanziate. Noi utilizziamo un tavolo che mettiamo sulla porta. Distribuiamo le porzioni con mascherine e guanti. La tovaglia è monouso e la buttiamo subito dopo. Per ora riusciamo a svolgere ancora questo servizio. Speriamo di riuscire a continuare, perchè molta gente si trova in situazioni critiche. Mi è capitato personalmente di dover consegnare a domicilio dei generi di prima necessità» Un problema si è presentato, però. «Abbiamo sospeso il Centro di Ascolto, perchè era un passaggio troppo pericoloso, a diretto contatto con la gente. Ma quelli che si presentano non vengono mai mandati via. Li riconosciamo e avremo modo di verificare prossimamente le loro esigenze. Non escludiamo chi viene a chiedere da mangiare». Capitolo diverso invece è per il Centro Aiuto alla Vita di corso Garibaldi, che è stato chiuso. «C’era troppo assembramento nei giorni della distribuzione – conclude il sacerdote – Chi ha un bisogno urgente viene qui alla mensa a chiedere. Normalmente le richieste maggiori erano di un miglioramento del vestiario. Per ora proroghiamo questa esigenza a un futuro meno complicato».

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