Alessandra Bonato svela i segreti dei costumi storici del Palio «E per quest’anno stiamo preparando un abito nuovo per Ludovico»

Premetto che ho sempre provato una grande ammirazione per chi sa cucire e ricamare, non dico grandi abiti o lavori certosini, ma anche banalmente aggiustare un orlo slabrato o accorciare un paio di pantaloni. Tra le mie doti, infatti, non vi è traccia del taglio e cucito, forse perché ho una suocera eccezionale da questo punto di vista e demando tutto a lei, forse perché non ho abbastanza pazienza, forse perché non si può saper fare tutto. Fatto sta che, mentre parlo con Alessandra Bonato, artefice di una vera rivoluzione in senso storico nei costumi  del nostro palio, non posso che sentirmi affascinata da ciò che racconta. «Ho imparato a cucire e a ricamare dalle suore – mi dice con il suo entusiasmo contagioso – e, visto che sfilavo per la contrada delle Braide, ho iniziato a collaborare anche in sartoria. I costumi della sagra sono sempre stati scenografici e belli, però peccavano in veridicità storica. Erano costumi teatrali, perfetti quando è nata la sfilata ma che gli studi sull’abbigliamento storico hanno mostrato non essere corrispondenti al vero abbigliamento dell’epoca di Ludovico il Moro. Questo aspetto mi ha subito incuriosito e mi sono iscritta a corsi specifici di sartoria storica, per portare qualche cosa di nuovo alla sfilata che tanto amavo». Una passione, quella di Alessandra, che è cresciuta con le tante visite ai musei, con la visione dei quadri del 1400 e del 1500, che rappresentano le fotografie dell’epoca e che sono alla base di ogni ricostruzione. «Con il tempo, ho trasmesso questa idea anche a tutti gli altri membri della contrada delle Braide e sono nati costumi di cui vado molto fiera. Poi, con la creazione del Magistrato delle Contrade, il tutto si è allargato anche alle altre contrade e sono sicura che, pian piano, organizzeremo una sfilata oltre che bella storicamente attendibile al cento per cento». Ma quali sono gli elementi non storici, ovvero le finiture che non erano presenti tra il 1492 e la fine del 1500? «Tutta la passamaneria, tutto ciò che è laminato o dorato, le cerniere, il velcro. A quei tempi, gli abiti venivano chiusi con lacci oppure bottoni in metallo o stoffa: certo, gli abiti teatrali sono molto più facili da indossare, per quelli storici ci vuole più tempo, ma ne vale la pena. Inoltre, in passato mancavano le camicie, che sono invece alla base dell’abbigliamento di quel periodo». Abiti splendidi, tratti da quadri noti a livello mondiale, come la Dama con l’ermellino o la Gioconda, ma anche la riproduzione dell’abito indossato da Beatrice nel raffinato cenotafio della Certosa di Pavia. «Sì, realizzare questi vestiti è una grande soddisfazione, ma anche un’impresa faticosa, che coinvolge tante persone, non solo noi sarte che cuciamo e ricamiamo a mano: è necessario raccogliere i fondi (un abito costa fino a 5mila euro), recuperare le stoffe, organizzare la realizzazione, e in questo tutti, ma proprio tutti sono parte attiva. Ovviamente la pandemia è stato un duro colpo, perché fermare l’attività per due anni non ci ha fatto bene. Ma con il palio di maggio siamo ripartiti e io sono sicura che, con il tempo, anche questo diventerà una festa importante nella nostra città e ci permetterà così di far sentire i mortaresi parte delle contrade non solo a fine settembre, ma per tutto l’anno. Per il prossimo palio, stiamo preparando un abito nuovo per Ludovico il Moro, nel 570° anniversario della sua nascita, ma anche altri abiti nuovi, di cui non posso dire nulla perché altrimenti vi tolgo la sorpresa». Sì, Alessandra, lascia un po’ di sorpresa, perché la sfilata è anche questo: rivivere per un giorno alla corte di Ludovico, sentirsi trasportati in un mondo lontano eppure così tangibile, guardare come bambini a occhi aperti le tante figure in movimento e pensare, ma quanto è bella Mortara? 

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