Il contagio arriva al Cortellona «Cerchiamo di gestire al meglio»

Gli anziani sono a rischio, particolarmente in questo momento, nelle case di riposo, dove l’epidemia può provocare molti decessi. È diventato un caso quello della Rsa Cortellona di Mortara. È stato sollevato dai sindacati provinciali della funzione pubblica e come esempio è stata citata solo la struttura di Mortara, probabilmente perchè, pur essendo una fondazione di diritto privato, è un’emanazione della maggioranza consiliare. Il presidente e il consiglio d’amministrazione sono nominati dal sindaco e un membro del Cda espresso dalla minoranza. Il presidente della Casa di riposo mortarese è Luigi Ganimede, indicato dalla Lega. A descrivere la situazione sono lui e il direttore sanitario Anton Maria Mussini. «Noi abbiamo sessanta ospiti e in un mese ci sono stati tredici decessi – afferma Ganimede – ma attenzione che molti di questi non sono dovuti alle infezioni da Covid-19. Gli ultimi due, per essere precisi, sono stati causati da una sepsi molto importante e l’altro da un tumore al pancreas in persone molto anziane che soffrivano da tempo. Quindi è sbagliato farne un problema generalizzato». Il presidente, comunque, non nasconde il coronavirus. «Certo che abbiamo avuto e abbiamo questi casi da affrontare, come tutte le case di riposo, peraltro. Il primo si è verificato il 5 marzo su una donna che era ricoverata in ospedale. Quando ce l’hanno comunicato abbiamo attivato ogni procedura necessaria per affrontare l’emergenza, con i vari protocolli che ci ha imposto l’Ats (Azienda di tutela della salute)». «A questo si aggiunge anche un altro fattore – prosegue – Ganimede – per risollevare il problema dei posti letto negli ospedali ci è stato chiesto dalla Unità di crisi del Ministero di ospitare degli anziani dimessi dai reparti di Rianimazione, perchè questo significava poter salvare una vita umana. E noi l’abbiamo fatto, perchè questa è una guerra che si deve vincere tutti assieme. E ci sono arrivati sei pazienti, 4 da Crema, uno dall’ospedale San Giuseppe di Milano e uno dall’ospedale di Abbiategrasso. Sono persone che sono uscite dal periodo di crisi e che ora probabilmente non sono neppure più infettive. Il problema quindi non si può imputare a queste persone». Si apre anche una questione sui dispositivi di protezione individuale (Dpi) che, in maniera generica, vengono additati come “carenti”. «Non qui da noi» entra nella discussione il direttore sanitario Anton Maria Mussini. Il medico si era dimesso dal De Rodolfi di Vigevano l’anno scorso e dopo qualche settimana ha assunto un incarico professionale come direttore sanitario alla casa di Riposo Cortellona di Mortara. «Le preoccupazioni del personale in casi come questi sono più che mai comprensibili – afferma – ma qui abbiamo sempre cercato di dare il giusto grado di protezione individuale. Non solo, la fondazione ha messo a disposizione anche un budget sufficiente per i presidi medici e fermaceutici necessari a ogni ospite. Anche quelli previsti dagli ultimi protocolli, compreso l’antireumatico che viene ora normalmente prescritto per i casi sospetti». Il medico, inoltre, data la situazione, si è reso disponibile ogni giorno, per tutta la settimana, in modo da affrontare e arginare il problema dei casi sintomatici. «Ci sono stati miglioramenti e guarigioni, non si devono guardare soli i decessi, anche se quelli, purtroppo non possiamo sottovalutarli. È quel che succede in tutte le case di riposo». Infine Mussini precisa che «i casi Covid sono isolati in stanze dotate di ossigeno e tutte le misure di isolamento sono state adottate». Inoltre, da tempo, la struttura è chiusa a tutti. Nessun parente può più entrare. Un ultimo passaggio è sui tamponi. «Non vengono fatti qui da noi, ma in ospedale – precisa il presidente Ganimede – adesso speriamo si possano effettuare sul personale, in modo da controllare a tappeto almeno quello». Nelle altre case di riposo non arrivano notizie dirette dalle direzioni. Molti ospiti sono finiti in ospedale e poi non rientrano più. Sono in molti, anche a livello politico, a chiedere chiarezza. I dati dei decessi nelle strutture devono essere resi pubblici.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *