L’industria: un blocco per troppo tempo significa non riaprire più

Le preoccupazioni degli imprenditori mortaresi in un periodo
difficilissimo: «Servono incentivi per il nostro sistema produttivo»

Non è un momento facile per nessuna azienda e neppure quelle mortaresi sono esenti dalla crisi. Alcune possono lavorare, altre potrebbero farlo con una parte della loro attività, altre ancora sono completamente ferme, oppure attive solo per il mantenimento dello stabilimento e per l’attività amministrativa che per la maggior parte si effettua con il telelavoro oppure in azienda, ma con le opportune misure di sicurezza. È quest’ultimo il caso della Sit, la più grande azienda di Mortara, che lavora nel legno. Questo l’esame di Alessandro Saviola, del Gruppo Saviola di Viadana, di cui anche la Sit fa parte: «La nostra attività è stata completamente riprogrammata. È assolutamente prioritario iniziare ad immaginare una ripresa che permetta di garantire la protezione dei lavoratori senza mettere a repentaglio l’economia del nostro territorio. Oltre all’emergenza sanitaria, è in atto anche una grave minaccia al sistema produttivo internazionale. Il tessuto economico italiano è caratterizzato da aziende che sono la spina dorsale della nostra società e hanno relazioni in tutto il mondo. In questo momento servono iniziative illuminate, incentivando il nostro sistema produttivo a fronteggiare questa situazione di emergenza per ripartire più forti di prima. La macchina del sistema produttivo italiano è stata rallentata, ma il motore ora non deve spegnersi. Nei prossimi mesi le nostre vite nella quotidianità saranno profondamente modificate, anche e soprattutto nelle modalità di lavoro. Con regole chiare dobbiamo farci trovare pronti a questa nuova sfida». Segue, con la stessa preoccupazione, anche Maurizio Bertocco, imprenditore mortarese della Ilpra e di altre aziende gemelle e collegate: «Noi lavoriamo per la filiera alimentare – afferma – siamo impegnati in macchine confezionatrici. Nonostante ciò siamo attivi solo per il 50% circa. Servono misure di distanziamento negli uffici e anche nella produzione. Anche se lavoriamo, in questa situazione non possiamo certo farlo bene. Cerchiamo di contenere i problemi dei dipendenti smaltendo tutte le ferie arretrate dello scorso anno, per chi ne aveva ancora, in modo da non andare a intaccare gli stipendi, perchè è implicito che la cassa integrazione non porta lo stesso gettito. Per coloro che sono dovuti andare in cassa, abbiamo anticipato noi». Il periodo, agli occhi di Bertocco, non è semplice: «È una situazione che potrebbe prolungarsi per mesi, ma è anche intuitivo che bloccare l’industria per mesi significa condannare moltissimi piccoli imprenditori a non riaprire più. L’economia avrà una ripresa lenta, forse più rapida nel settore alimentare, molto meno per altri tipi di produzione. Tra i più a rischio sicuramente l’auto, la meccanica, il turismo. Speriamo negli aiuti, altrimenti la disoccupazione sarà dietro l’angolo». La Elmo, di Lino Marchesi e Mauro Arlenghi, lavora nel settore dell’elettronica e delle luci a Led. È completamente chiusa. «Abbiamo ricevuto nei giorni scorsi dalla Prefettura l’autorizzazione a seguire una filiera di prodotti antincendio – spiega Lino Marchesi – ma dobbiamo organizzarci molto bene con la sicurezza. Le persone devono sentirsi tranquille e non in pericolo. Attualmente siamo in grado di effettuare dello smart working solo per alcune pratiche aziendali, in merito a ordini e amministrazione. Il resto è da fare manualmente in azienda. Anche molti clienti e fornitori, a loro volta, sono chiusi. Spero che tutto questo possa sbloccarsi e tenteremo di riprendere dopo Pasqua». Una situazione intermedia è invece in corso per la Ima di Flavio Lanzarotti, che produce prodotti chimici per pelli sintetiche. «Abbiamo una sede chiusa, in via Mattei e quella di via Segre che invece sta lavorando – afferma Lanzarotti – più che altro per le commesse in esportazione all’estero. Cerchiamo di fare i turni per mantenere i distanziamenti e lavorare da casa il più possibile. Il problema arriverà, per tutti ad aprile. O le banche finanziano e lo Stato si mette in moto in questo senso, altrimenti le imprese non sono istituti di credito, purtroppo cadranno, e si influenzeranno una con l’altra, come una catena di Sant’Antonio». L’imprenditoria mortarese non vede davanti a sé un periodo facile.

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