Italiano per diritto di sangue, il suo bisnonno era di Ceretto:
«Mi piacerebbe visitare il vostro Paese. Intanto prego per voi»
L’emergenza Coronavirus vista dall’altra parte del mondo. Esattamente da un lettore del nostro giornale, in Argentina. Si chiama Fabián Ariel Ottonello, 52 anni, residente a Huanguelén, in provincia di Buenos Aires, ma italiano a tutti gli effetti per “diritto di sangue”. Il suo bisnonno, Attilio Giuseppe Cocco, era originario di Ceretto ed è emigrato in Argentina nel 1901 con il fratello Romeo. Da quel momento non hanno più fatto ritorno in Italia. Fabián, figlio di Horacio (che ha un negozio di biciclette) e Nilda Margarita (sarta), ha due sorelle, Patricia e Claudia. Lavora nell’amministrazione di una casa di riposo ed è anche insegnante di italiano, pur non avendolo mai visitato, ha sempre avuto il nostro Paese nel cuore. L’abbiamo contattato nei giorni scorsi. «Inoltre il mio trisnonno Pietro Cocco era di Semiana – spiega – e si è trasferito con la sua famiglia a Robbio dove ha avuto tre figli. Mia madre e mio nonno Alberto Cocco mi hanno sempre parlato di Attilio, dell’Italia e della Lomellina. A Robbio abita ancora una cugina di mia madre. Ci hanno raccontato tante cose sul vostro territorio: le cugine di mio nonno facevano le mondine. Mi piacerebbe un giorno visitarlo e riabbracciare i nostri parenti: lì ci sono le nostre radici». Inevitabile parlare anche della paura per la pandemia globale che anche oltreoceano si è fatta sentire. E la preoccupazione per ciò che può ancora succedere è tanta: al momento la situazione in Argentina è di 1975 contagiati e 83 decessi. «Guardiamo che cosa succede tutti i giorni sui media televisivi italiani – continua Ottonello – fortunatamente i parenti in Lomellina stanno bene. Quando ho visto le immagini delle bare nei camion dei militari mi è venuto un tuffo al cuore: non avevo mai visto una cosa del genere. Il governo ha fatto bene a fermare tutte le attività produttive: qui possono aprire soltanto gli alimentari, le farmacie e le ferramenta». I controlli da parte delle forze dell’ordine sono rigorosissimi. «Esco al mattino a fare la spesa – prosegue Fabìan – poi resto in casa tutto il giorno. Dopo le 16 nessuno può uscire. In caso contrario scattano arresti e multe da 100mila pesos (circa 1415 euro, ndr). Se un anziano viene trovato in giro, la polizia lo riporta a casa sua. Se qualcuno viene beccato a fare una passeggiata o senza autorizzazione a uscire, viene spedito in carcere. Siamo molto preoccupati – va avanti ancora – perché nei circondari della capitale (che noi argentini chiamiamo “El gran Buenos Aires”) abitano tantissime persone in condizioni di povertà. Ci sono famiglie che hanno sette od otto figli ciascuna e abitano tutti in una stanza. Qualora il virus arrivasse in questi quartieri, sarebbe un disastro. Non a caso l’esercito sta preparando tanti ospedali e anche gli alberghi saranno utilizzati per i ricoveri di pazienti positivi al Coronavirus», conclude Ottonello.