LE NOSTRE CHIESE – La chiesa di San Francesco in Vigevano.

A cura di Don Cesare Silva.

La chiesa di San Francesco fu fondata con l’annesso convento dei Frati Minori nel 1378 da un frate nativo di Vigevano appartenente al convento di Novara. La chiesa fu riedificata in stile gotico lombardo nella metà del secolo XV con il bel campanile poco visibile che sorge sul retro. Nel 1801 la chiesa e il convento furono soppressi per le leggi napoleoniche: la chiesa fu adibita a deposito di sale mentre il convento fu magazzino della dogana (da cui il nome popolare). La chiesa fu riaperta poco dopo e radicalmente restaurata in stile neo gotico (anzi rifatta) per cura del sacerdote don Samuele Giudici parroco di San Dionigi che nel 1852 trasferì la sede parrocchiale San Francesco. La facciata fu restaurata nelle forme attuali nel 1899 su disegno di Gaetano Moretti che aveva già realizzato l’altare maggiore della chiesa in marmo bianco secondo il gusto neogotico del tempo. Anche l’interno risente fortemente dell’atmosfera neo medievale: tutti gli altari furono rifatti nell’Ottocento: in presbiterio vi è un affresco del Gamberoni raffigurante la gloria di San francesco. Nei lavori si perse l’originale cappella dell’Immacolata che era stata eretta dall’omonima confraternita nel 1494 su disegno di Donato Bramante in forme rinascimentali. La compagnia gestiva un ospedale in corso Novara e una farmacia davanti alla chiesa, opere riunite nel 1768 nell’ospedale odierno. Si conservano insigni reliquie tra cui il corpo del beato Anselmo degli Anselmo frate francescano vigevanese morto in concetto di santità in questo convento alla fine del Quattrocento, e preziosi reliquiari dei secoli XV e XVI solo in parte visibili. Diverse sono le tele di scuola lombarda dei sec. XVI e XVII appesi alle pareti; tra questi una tela raffigurante San Dionigi con i confratelli incappucciati del vigevanese Bernardo Ferrari (inizi 1500). Pregevoli le statue lignee dell’immacolata di San Francesco d’Assisi e sant’Antonio di Padova, settecentesche, ma più recentemente restaurate. Addossata alla facciata laterale è la cappella settecentesca dell’ossario dei frati detto “gisio di mort”. Oltre un portale barocco conduce nel chiostro dell’ex convento (non visita- bile) di linee rinascimentali risalenti alla seconda metà del secolo XV. In un locale già della casa parrocchiale nacque lo scrittore Lucio Mastronardi.

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