Case di riposo in Lomellina: la mortalità in una indagine condotta dal sindacato

Nelle case di riposo c’è stata una pandemia spesso silente, altre volte evidente. Gli anziani hanno subito questo periodo in forma molto pesante e tanti se ne sono andati. Spesso senza che fosse diagnosticato loro alcunchè. La denuncia arriva dal sindacato dove nei giorni scorsi è stato redatto un rapporto provinciale sulla mortalità nelle case di riposo al tempo del coronavirus. I dati sono stati raccolti da Fabio Catalano, della segreteria Cgil di Pavia. In Lomellina sono 18 le case di Riposo “censite” grazie al fatto che i dipendenti si appoggiano alle organizzazioni sindacali, altri dati arrivano direttamente dal sindacato dei pensionati Spi. Purtroppo sono molte altre, quasi il doppio, che sfuggono a ogni controllo. La mortalità segnalata in questo periodo è stata di 203 decessi in Lomellina aggiornati al 27 aprile (in alcuni casi al 18 maggio), mentre in tutta la Provincia la mortalità è stata di 616 ospiti delle Rsa. «Sono molto più di quelli che normalmente si verificano. Ma aggiorneremo anche questo dato, per avere dei raffronti certi e significativi – afferma Fabio Catalano, Cgil segrteteria provinciale – per ora abbiamo lanciato un allarme alle istituzioni firmato dalle sigle sindacali di Cgil, Cils e Uil. Faremo in modo di mettere in luce quel che è stato nascosto sinora». Ecco i dati della mortalità registrata nelle case di riposo e rilevata dal sindacato.
Al Cortellona di Mortara 30 decessi su 60 ospiti; Balduzzi Opera Charitas Vigevano 30 (su 120) ; Rsa Mezzana Bigli 7 (su 21); Casa Lavatelli Opera Charitas di Cassolnovo 34 (su 67); Rsa San Giuseppe di Dorno 20 (su 90); Opera Charitas Garlasco 46 (su 150); Casa Serena Cilavegna 6; Opera Charitas Villa Enrica di Albonese 10 (su 75); Istituo Sassi Gropello Cairoli 26; Rsa Padre Pianzola Mortara 3; Rsa San Narciso Ottobiano 12 (su 37); Pensionato Sannazzarese 12; Rsa Fratelli Carnevale Gambolò 10; Rsa Galtrucco Robbio 6 (su 41); Rsa Gambarana Castelnovetto 1 (su 19); Rsa Sacra famiglia Pieve del Cairo 3 (su 66); De Rodolfi Vigevano 6 (su 107); Rsa Sartirana Lomellina 1. (Dove non sono segnalate, le presenze degli ospiti sono sconosciute, oppure incerte).
Fabio Catalano prosegue a spiegare le indagini in corso. «Sono molti i motivi che ci hanno lasciato perplessi. Alcuni sono stati sotto gli occhi di tutti. All’inizio ci sono state difficoltà enormi a reperire guanti, camici e mascherine, i cosiddetti Dpi, dispositivi di protezione individuali. Poi sono arrivate anche segnalazioni, in diverse case di riposo, di non utilizzare questi dispositivi, perché avrebbero destabilizzato gli ospiti. Quindi non è stata avviata una rapida separazione delle persone ricoverate, con tamponi per i sospetti e il personale mai fatti. I tamponi si stanno facendo solo ora. Quindi sono arrivate le prime ispezioni di Ats (Azienda di tutela della salute) ma troppo blande. Spesso si basavano su autocertificazioni». «Nessuno si autoincolpa – conclude Catalano, ma un dato è emerso chiaramente: quasi nessuna casa di riposo era in grado di dedicare personale specifico per la cura di pazienti Covid. Gli operatori e il personale sanitario passavano da un reparto Covid a uno Non Covid. Questo denota che il personale dedicato all’emergenza, nelle case di riposo, era scarso. Inoltre proprio per questa commistione molti si sono ammalati». Il sindacalista sottolinea anche il distacco forte che è avvenuto tra le famiglie e i loro cari dopo la chiusura delle strutture per pandemia. «Persone fragili sono ancora sottoposte a condizioni psicofisiche molto difficili».

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