A cura di Antonella Nipoti.
Il primo agosto 2021 i militari prendono il potere con un colpo di stato in Myanmar, da quel momento esiste lo sconsiglio da parte della Farnesina di recarsi nel Paese per scopo turistico e così sono finiti i viaggi in una delle mete più belle e amate del Sudest asiatico. Il terremoto dei giorni scorsi ha portato nuova tragedia e disastro in un Paese che già da anni sta soffrendo, siamo vicini al popolo birmano che è sempre stato accogliente e ben disposto nei confronti dei visitatori di tutto il mondo. Una grande perdita per il turismo organizzato dover escludere dai cataloghi e dalle programmazioni questo Paese ricco di storia e cultura. La sua capitale è Yangon dove si fa uno stop piacevole all’inizio e alla fine del viaggio, la prima visita è alla Pagoda Shwedagan e al Bogvoke Market composto da 1800 botteghe sotto volte vittoriane, dove si può acquistare di tutto da bottoni a posate di madreperla, borse etniche e stoffe pregiate. Una visita per cui il Paese è famoso è alla Golden Rock, la Roccia d’Oro, luogo sacro del buddismo. È un grande masso ricoperto di foglie d’oro, in bilico miracoloso su una roccia. La leggenda narra che sia trattenuta da un capello di Buddha. La roccia d’oro di notte brilla nel buio e le candele accese dai pellegrini illuminano l’oscurità. Per arrivare a Bagan l’aereo atterrando sorvola guglie e cupole delle 2200 pagode e stupa d’arenaria che spuntano da una folta vegetazione. Il Myanmar è un Paese di templi abitati da monaci perennemente in preghiera. Città importante per la sua diversità è Mandalay città recente e caotica ma ricca di cose da vedere come Kuthodaw Paya che i buddisti considerano il più grande libro del mondo con più di settecento lastre di marmo incise con le scritture sacre. Da Mandalay si può volare sul Lago Inle incuneato fra due catene montuose, un mondo d’acqua con un unico mezzo di trasporto, le canoe che i locali conducono in piedi perché usano una gamba al posto delle braccia per muovere la pagaia. In primavera i primi spruzzi di pioggia fanno fiorire ninfee e gigli d’acqua e si naviga sfiorando giardini galleggianti con intorno case di legno a palafitta, templi e i famosi orti galleggianti. Mingun si raggiunge in battello guardando la vita che scorre lungo il fiume, la prima tappa è per la visita della stupa appositamente lasciata incompiuta per evitare la profezia secondo la quale se fosse stata terminata sarebbe finito il regno del re che la fece costruire. Qui si vede anche la più grande campana funzionante e poi la meravigliosa Pagoda Bianca eretta da un re in memoria di una delle sue moglie. La bellezza di questo posto toglie il fiato, il bianco è smagliante e al tramonto sembra brillare contro il cielo. Il viaggio termina sempre con il ritorno a Yangon, l’ultimo ricordo è la passeggiata al tramonto tra i suoi meravigliosi palazzi.