A cura di Fixing Bug.
Riassunto delle puntate precedenti: in un’assise pubblica, un soggetto, portatore di delega popolare, seppur risicata, entra in palese confitto ideologico (o personale, non sappiamo) con il capo Mandamento, in seguito ai risultati di classifica di un concorso, che lo hanno visto piazzarsi al penultimo posto. Costui sbatte la porta, offeso, perché gli accordi sembravano essere diversi, e comincia a porsi come spina nel fanco del suddetto Mandamento, in una posizione, riconducibile per gli astanti, a una sorta di ricatto per riscatto delle promesse. La spina andava rimossa, visto che occupava un posto importante, per il sostegno al Mandamento, e non dava mai la certezza della alzata di mano. Così la leguleia, fedele al Capo dei Capi, dice che si può, in qualche modo, pagare lo stesso il dazio, pur di liberare il posto. E qui la genialità dei soggetti raggiunge vertici inesplorati dell’incompetenza amministrativa. La surroga viene erroneamente destinata dai mandatari a un soggetto fedele al mandante, ma già destinataria di incarico pubblico, incarico che presuppone l’ineleggibilità all’assise. Puntata di giovedì 8 maggio 2025, giorno 1047. La cosa non sfugge all’ape regina, che da sempre si fa trovare pronta a pungere dal suo scranno d’opposizione. I malcapitati, che si avventurano nelle praterie dell’inesperienza amministrativa, senza paracadute né rete, confdando solo nella parola del Capo giullare, peraltro sempre pronto a perdere, la faccia per mantenere la poltrona, vengono regolarmente puniti e messi alla berlina. La surroga fallisce, non si possono votare le spese e il Capo dei Capi è costretto a chiedere una nuova proroga, per poter adempiere agli obblighi amministrativi, e non è detto che gli venga concessa. Mentre scorrono i titoli di coda della puntata, la surrogatrice in pectore, già preparata sull’uscio per l’ingresso in assise, con trucco e parrucco freschi di salone coiffeur, riprende mesta, in discesa, lo scalone d’onore, pensando di non essere stata vista da alcuno, ripone l’orgoglio in borsetta e torna alla casa del Padre, un sedicente Mangiafoco, che non ha mai avuto burat- tini. Diamo un suggerimento alla regia: l’immagine del fallimento è stata messa in scena ormai troppe volte dagli stessi interpreti. C’è bisogno di cambiare attori, come nella migliore delle soap opera.