MORTARA E NEI DINTORNI NELLA STORIA – Il Diavolo brucia sul Rogo, una tradizione secolare che si rinnova

A cura di Simone Tabarini

Si racconta che, in un tempo lontano, tra le brume e i boschi della Lomellina, il destino di un santo e quello del Diavolo si siano incrociati sulla strada per Vigevano. Era il 1146 e San Bernardo di Chiaravalle, abate e predicatore, stava attraversando le nostre terre per portare conforto e fede alla popolazione, prima di unirsi alla Seconda Crociata. Ma il male, sotto forma del demone “Berlic”, non voleva lasciarlo passare da territorio da lui in parte controllato. Nascosto tra i boschi, il diavolo sabotò il carro del santo, spezzando una ruota nella speranza di fermarlo. Ma San Bernardo, uomo di fede e visione, riconobbe l’inganno. Si racconta che con una semplice preghiera immobilizzò “Berlic” e, con la forza donata dall’alto, lo legò al carro come ruota vivente. Condotto fino alle porte di Vigevano, il Diavolo venne consegnato alla popolazione. Fu allora che avvenne il primo Rogo del Diavolo: le fiamme si alzarono al cielo, le ceneri furono raccolte, e con esse, dice la leggenda, fu forgiato un mattone usato per benedire le fondamenta del Duomo della città.
Da allora, ogni anno, Vigevano celebra questa vittoria del bene sul male. Un grande fantoccio, simbolo del Diavolo, viene portato in corteo e bruciato davanti alla chiesa di San Bernardo. La velocità del rogo è letta come presagio dell’anno che verrà: se arde in fretta, l’annata sarà prospera; se le fiamme esitano meglio tenere gli occhi aperti. Una tradizione secolare che ancora oggi unisce storia, fede e identità popolare. Un fuoco che non brucia solo paglia, ma paure, inganni e cattivi presagi, perché Vigevano – come allora – non si lascia fermare dal male.

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