Arianna Varone, mancherà a tutti il suo sorriso

Di Andrea Sicuro

Per chi ne ha sentito parlare in questi giorni era una giovane promessa del calcio. Ma per molti a Gropello era quasi una figlia. Normale quando si vede qualcuno diventare grande: ci si affeziona. Quando mercoledì ho ricevuto la notizia della morte di Arianna Varone, a 21 anni, in un incidente in moto in direzione San Martino Siccomario, il mondo si è come fermato. Conoscevo Arianna da quando aveva pochi mesi, in virtù di un’amicizia tra le nostre famiglie: papà Giuseppe, per anni collega di mio padre alla Ghibli; mamma Rosy, parrucchiera, amica di lunga data di mia madre. Poi gli adorati figli Arianna e il fratello Marco, di tre anni più grande, inseparabili: condividevano tutto, a partire dalla passione per il pallone. Ho visto crescere Arianna e compiere i primi passi nella vita. Dopo scuola, mi fermavo spesso a casa sua, a condividere alcuni scampoli del quotidiano, a giocare in cortile o all’oratorio. Sorrideva sempre, era una ragazza educata. A distanza di anni, nonostante la vita ci abbia indirizzati da altre parti, l’affetto e la stima reciproci non erano venuti meno: ogni volta che ci si incrociava, il saluto era ricambiato. Mi ero promesso di ricontattarla, descrivere le sue gesta da calciatrice e scambiare due parole, ricordando il passato. Non c’è stato tempo e questo rimarrà un mio piccolo rammarico. Il più grande sarà non rivedere il sorriso, che ha conquistato tutti. Le piaceva giocare a calcio, le veniva naturale. Tifosa del Milan, si ispirava a Gattuso, per il ruolo (centrocampista) e per il fatto che non si risparmiava mai. Un aneddoto: all’inizio, nelle partitelle all’oratorio che tutti noi abbiamo fatto una volta nella vita, era l’ultima a essere scelta al momento di fare le squadre. Anche allora si pensava che il calcio “è un gioco da maschi”. Nessuno aveva capito invece che con la palla ci sapeva fare. A quel punto è diventata la prima scelta di tutti, la spalla alla quale valeva la pena appoggiarsi per vincere, in campo e nella vita. Aveva un grande futuro davanti a sé. Dopo la trafila al Gropello giocando con i maschi, ha poi militato per quattro anni nell’Inter femminile, poi il Milan per un anno. Nelle ultime tre stagioni il salto in serie C con la Riozzese, squadra di Cerro al Lambro. Nel 2019 la vittoria del campionato e la promozione in B, con anche la conquista della Coppa Italia. Era destinata alla serie maggiore e (chissà) anche alla Nazionale. Lo avrebbe meritato. Il funerale (oggi, mercoledì, alle 9) sarà al campo sportivo, dove ha tirato i primi calci. Giusto così. In tanti le daranno l’ultimo saluto. A tutti rimarrà impressa la sua lezione, a ricordarci che la vita è troppo breve per essere sprecata e va vissuta anche se talvolta ci riserva il boccone più duro da digerire. Come questo. Ciao Arianna, buon viaggio: ovunque tu sia resterai sempre la ragazzina che correva dietro al pallone.

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