Pronto soccorso: «Gli infetti non vengono separati»

La denuncia arriva dagli operatori sanitari e dal sindacato
Ma il referente medico smentisce: «Percorsi ben differenziati»

Il Pronto soccorso dell’ospedale Civile di Vigevano è appena uscito dalla tempesta dei ricoveri Covid e già se ne profila un’altra, questa volta molto più terra terra e di stampo prettamente sindacale. La protesta arriva dall’interno, da parte di alcuni medici e operatori che lamentano come oggi non siano perfettamente rispettate le procedure di sicurezza per gli ingressi alla struttura, specialmente per i malati di autopresentazione. La conferma di una protesta che percorrerà le dovute strade e arriverà anche ai piani alti della direzione generale di Asst arriva dalla sindacalista Patrizia Sturini della Cgil Funzione Pubblica, che si occupa dell’apparato sanitario e del complesso mondo che vi gira attorno. In questa emergenza, poi, i guai e le mancanze sono state molte, soprattutto all’inizio: «Sono passati pochi mesi e ce ne siamo già dimenticati. L’approccio che la struttura ospedaliera ha avuto per la pandemia è stato ad altissimo rischio. Mancavano i dispositivi di protezione e quando ci sono stati i ricoveri gli ospedali hanno subito un’ondata di malati spesso incontrollabili che hanno poi infettato le stesse strutture ospedaliere e i medici. Questa situazione ha causato un’emergenza aggiuntiva a quella che si stava venendo a configurare. Per questo adesso verremmo evitare che anche per episodi meno gravi si debbano ripetere insufficienze di quel tipo». La sindacalista ammette che da alcuni incontri sono emerse delle criticità «che verranno portate all’attenzione della direzione generale». Il tema da affrontare – sempre secondo la sindacalista – sarebbero i «percorsi dedicati ai malati Covid non ben identificati». «Servono delle differenziazioni». La domanda sui “percorsi separati” è stata posta anche al direttore dei Pronto soccorsi dell’Asst della Provincia di Pavia, nonchè primario di Rianimazione all’ospedale Civile di Vigevano. «Direi che non è proprio così – afferma – il percorso separato può anche non essere una strada diversa all’interno del pronto soccorso, ma semplicemente una procedura di separazione in caso di sospetto. Non sono previsti contatti tra i pazienti in attesa al Pronto soccorso di Vigevano. D’altro canto – specifica ancora il dottor Carnevale – se per ogni arrivo in autopresentazione, cioè con mezzi propri, dovessimo avere un percorso separato sarebbe necessaria una struttura enorme, che non abbiamo e che probabilmente non ci potremmo neppure permettere». Il responsabile provinciale delle strutture di Pronto soccorso conclude: «Vanno anche fatte delle precisazioni per evitare confusione. Il ricovero in emergenza va subito in sala operatoria. Se un paziente è in pericolo dobbiamo cercare di salvarlo. E invece se serve un intervento elettivo, ovvero programmato, il tampone viene fatto in una struttura diversa da quella del Pronto soccorso. Chi invece attende un ricovero al Pronto soccorso, dopo l’ingresso in emergenza, viene isolato. Capita che ci sia del tempo di attesa per persone che poi saranno dimesse. Anche in questo caso ci sono sale separate. Il personale è attrezzato e dotato dei presidi necessari. Nel mese di giugno la media giornaliera degli ingressi al Pronto soccorso è stata di 80 persone. Siamo a numeri di poco inferiori alla media preCovid».

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