Con “Lisa dagli occhi blu” c’era anche Ciccio Grossi

Iniziò molto giovane a suonare il basso nei complessi locali
Poi ci fu la straordinaria esperienza con Mario Tessuto e I Filati

È stato un successo planetario, e ancora oggi, quando arriva l’estate, nessuno si dimentica “Lisa dagli occhi blu” e il successivo ritornello “senza le trecce la stessa non sei più” che nasconde un tale mondo di emozioni e sottintesi che hanno catturato il cuore di milioni di ragazzi dal 1969, quando la canzone è uscita, a oggi. Quell’epopea, perché non esiste termine più giusto per definirla, quel mondo straordinario di popolarità, di concerti e di lavoro (oggi lo chiameremmo business) di invenzioni musicali azzeccate al momento giusto, che è nato attorno alla canzonetta è stato vissuto per intero da Maurizio Grossi, oggi in pensione, titolare per decenni del negozio di elettronica Grossi Tv Sat, ed ex patron di Radio Mortara. L’emittente dopo la prima fase “storica” del 1976, aveva infatti ripreso a trasmettere nel 1998 grazie a Maurizio Grossi, che ha riattivato antenne e società e attrezzato studi professionali nuovi con tutte le caratteristiche di quelli che si utilizzano ancora oggi. Solo i computer e la tecnologia si sono evoluti. Ma non l’impostazione. Maurizio Grossi nel mondo della musica, però, ci è finito a piè pari per passione, all’età di 16 anni, quando si sono formati i primi complessini locali. «Mi hanno chiesto, degli amici di Robbio, se volevo suonare con loro ed io ho capito che era la passione più grande che mi sentivo di esaudire in quel momento. Cercavano un bassista. E a quella domanda ho risposto subito si. Probabilmente se mi avessero proposto qualsiasi altro strumento avrei dato la stessa risposta, tanta era la voglia di fare musica». Il primo complesso in cui ha suonato si chiamava “The Guilders” (c’erano anche Carluccio Varese, Giuliano Converso e Giancarlo Bardella). Grossi, da tutti conosciuto a Mortara come “Ciccio” è poi finito a suonare con la band ben più strutturata degli “Pneumatix” mesi straordinari con nomi come quelli di Peppino Sommariva, Mauro Montemartini (alla voce, chi se lo può dimenticare) Marco Maffei alla batteria e appunto Maurizio Grossi al basso. Subito dopo però nacquero “I Filati” un complesso che assieme a Mario Tessuto doveva mettere a punto una canzone con possibilità molto importanti. Nei Filati c’erano anche Aldo Fregnan (sax e chitarra), Edoardo Gilardino (tastiere) e Gianni Muchetti, altro mortarese, alla batteria. I Filati avevano subito sfondato e per loro si pensava addirittura al Clan di Adriano Celentano. Sarebbero potuti essere il complesso di Claudia Mori. Poi la svolta. «Tessuto era reduce da Settevoci, con Pippo Baudo – prosegue Grossi – e c’era la prospettiva di partecipare al Disco per l’Estate. Durante l’inverno avevamo fatto diverse sedute a Milano in sala di prova per mettere a punto la musica. E ci eravamo arrivati. Poi le parole di Bigazzi e Castellani hanno fatto il resto ed è uscita “Lisa dagli occhi blu”. Non ha vinto quel Disco per l’Estate, ma è arrivata seconda (la prima fu “Nel sole” di Al Bano ndr) nonostante ciò il vero successo fu la nostra canzone. Una vera esplosione a cui non eravamo preparati. Vendette più di un milione e mezzo di dischi, quando ancora si andava nei negozi a comperarli». La cavalcata di quell’anno 1969 è stata impressionante per Mario Tessuto e i suoi Filati. Maurizio Grossi la racconta come una favola che è riuscito a vivere e quasi ancora non ci crede: «Facevamo tre concerti al giorno. Iniziò una tournée estiva che sembrava non finire mai, le richieste erano incessanti. Entravamo nei paesi e nelle città scortati dalle moto dalla polizia stradale e c’erano sempre migliaia di persone ad ascoltarci e applaudirci». Il disco d’oro si è coronato con il classico musicarello, ovvero un film che si realizzava, quasi sempre, con i grandi successi musicali. Fu diretto da Bruno Corbucci, e tra gli attori oltre al protagonista maschile, appunto Mario Tessuto (seguito ovviamente dai suoi Filati, Grossi compreso) c’erano Franco Franchi, Ciccio Ingrassia e Lino Banfi. La protagonista femminile era Silvia Dionisio. Fu l’apice della notorietà e anche uno straordinario ritorno economico per l’epoca. «Noi del complesso percepivamo 35 mila lire a concerto, quando mio padre prendeva 70 mila lire al mese a fare l’operaio – racconta ancora Grossi – e tutti quei soldi li mettevamo in una valigia ben custodita perché essendo in viaggio non potevamo certo tornare a casa a depositarli in banca. E per il film ci diedero 700 mila lire a testa. Ma allora avevamo 18 anni e la cognizione era quella che era. Quando tornai a casa mi comperai una Triumph MK3 rossa. L’auto costava un milione e 300 mila lire. Mia mamma – sorride Ciccio ricordando il suo colpo di mano – non era molto d’accordo, anzi, per niente». L’avventura di “Lisa dagli occhi blu” fu un grande fuoco che si esaurì in quell’anno. I Filati e Tessuto tornarono in tournée per altri quattro anni. Ciccio Grossi si sposò nel 1972 e fu assunto come apprendista elettricista da Angelo Ferrari. Il mestiere gli restò per tutta la vita e oggi è stato tramandato al figlio Andrea. Ciccio restò sempre amico di Tessuto, che ancora oggi incontra periodicamente. Solo loro, che li hanno vissuti da protagonisti diretti, possono sapere cosa sono stati veramente quegli anni.

1 thought on “Con “Lisa dagli occhi blu” c’era anche Ciccio Grossi

  1. Mauro Montemartini era un mio grande amico e purtroppo ci ha lasciati qualche anno fa.
    Un personaggio nel vero senso della parola.
    Alessandro

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *