Ex Serafini, alloggi da liberare ma gli inquilini non vogliono

La struttura gestita da una cooperativa che reinserisce i soggetti svantaggiati Il ricambio però si è bloccato e la convenzione rischia adesso di saltare.

Problemi all’ex orfanotrofio Serafini dove alcuni inquilini “molesti”, terminato il loro percorso di reinserimento, non ne vogliono sapere di andarsene e di fatto bloccano l’ingresso ad altre persone socialmente deboli e svantaggiate. Per comprendere la gravità del problema, occorre però fare un rapido passo indietro. La struttura in piazza San Rocco da inizio anno è a regime e si compone di sei appartamenti più quello del custode. L’amministrazione comunale ha affidato da circa un anno e mezzo la gestione della struttura alla cooperativa “Idee solidali” di Acqui Terme. Uno dei suoi principi cardine è il mantenimento dei requisiti del turnover attivo in quanto si tratta di collocazioni temporanee. Al suo interno vi possono alloggiare quindi, attenendosi al protocollo stilato con l’Ats di Pavia, famiglie monoreddito: giovani madri rimaste sole con figli e padri separati con necessità urgente di trovare un luogo di riparo.

A lanciare l’allarme è l’assessore ai Servizi sociali, Giuliana Braseschi: «Nelle settimane precedenti ci sono stati diversi episodi alimentati da tre persone, di cui due affette da problemi psichiatrici – afferma – che hanno causato disturbi anche al vicinato. Al punto da far ventilare alla cooperativa l’ipotesi di recedere dalla convenzione in scadenza a fine anno». Come previsto dall’accordo con “Idee solidali” (valevole per due anni con opzione di rinnovo a favore della cooperativa), una volta terminato il percorso di reinserimento insieme a professionisti del settore e aziende della zona che possano eventualmente trovare un impiego, gli inquilini devono trovare una nuova sistemazione e lasciare spazio ad altre persone affette da problematiche simili. Ma questo processo si è interrotto per la condotta di alcuni inquilini che, pur non avendo più diritto di restare, non ne vogliono sapere di andarsene. «La nostra idea, con gli uffici dei Servizi sociali, è arrivare a una soluzione con le buone maniere: non vorremmo arrivare a dover chiedere il supporto delle forze dell’ordine – continua Braseschi – ma è certo che qualcosa vada fatto a breve. Il loro timore è che, una volta usciti, possano avere di nuovo problemi e non ricevere più assistenza. Il progetto è andato avanti molto bene finora: sarebbe un peccato interromperlo per la condotta di pochi».

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *