Con il boom dei cinghiali è ormai allarme sicurezza

Stanno aumentando gli incidenti anche sulle strade del territorio

Un’area da monitorare è il Bosco Acqualunga tra Mortara e Parona

Un problema reale, che non deve essere sottovalutato. Si stanno moltiplicando, sul nostro territorio ma non solo, gli incidenti causati dall’attraversamento della strada di, in particolare, cinghiali. L’ultimo episodio documentato anche dalle forze dell’ordine è avvenuto una decina di giorni fa: a intervenire sulla 494, nel territorio di Mortara, erano state due ambulanze della Croce Rossa e un’automedica del 118, chiamate a soccorrere tre persone, nello specifico una donna di 25 anni e due uomini di 58 e 65, che si trovavano a bordo delle vetture coinvolte nel sinistro e che sono poi state trasportate all’ospedale di Vigevano in codice giallo. Sul posto inoltre vigili del fuoco e carabinieri. E in effetti la ex statale 494 sembra essere un punto da tenere in grande considerazione, sotto questo aspetto. «Ho visto un adulto e un paio di piccoli a bordo strada in direzione Vigevano – sottolinea un cittadino – ho rallentato di colpo per il timore che potessero attraversare, ma alla fine per fortuna così non è stato. Mi è andata bene, so che altri automobilisti hanno avuto problemi ben superiori». C’è da porsi quindi una serie di reali interrogativi, e una prima risposta pare condurre verso il Bosco Acqualunga, un’area di circa 180mila metri quadri compresa tra Mortara e Parona, nello specifico tra la Strada Marziana e la linea ferroviaria Mortara-Vigevano. Una zona semipaludosa, con corsi d’acqua sorgiva e una vegetazione varia. Sembra che molti cinghiali proliferino qui, conferme in tal senso arrivano da Giampiero Manzini, dell’Agriturismo Manzini che si trova da quelle parti: «I cinghiali arrivano quasi tutti da quell’area, questo è praticamente sicuro. Attraversano la statale, ne sono certo perché ho terreni che confinano con il bosco e si notano chiaramente i segni dei passaggi dei cinghiali. C’è sicuramente un tema da affrontare, che è quella della convivenza tra questi animali e il mondo agricolo». Non solo: «Pensiamo all’avioporto poco distante dall’inceneritore. Lì i cinghiali scavano delle buche, creando rischi per gli aeroplani. Abbiamo chiesto informazioni alla Provincia, ci è stato risposto di arrangiarci, di posizionare magari del filo spinato». Ad attestare la presenza e la proliferazione di cinghiali nel Bosco Acqualunga è il sindaco di Parona, Marco Lorena: «Sì, risulta anche a me. E in tal senso abbiamo, nei mesi scorsi, inoltrato una richiesta alla Regione chiedendo il permesso di procedere con l’abbattimento tramite i cosiddetti selettori. Stando a quello che so, però, non ci sono ancora stati risultati. Il permesso è ancora in vigore, e credo che una selezione possa essere una buona cosa, viste le problematiche in essere». Coldiretti, chiaramente, è ben informata sull’argomento. Così Claudio Milani, responsabile dell’U.O.L. di Mortara: «Il problema esiste, i cinghiali ci sono e gradualmente stanno aumentando, non essendoci un sistema di contenimento efficace il loro numero cresce. La presenza sulle strade è una conseguenza». Una serie di chiavi di lettura le fornisce quindi Carlo Palladino, dal 1982 al 2002 segretario a Mortara per conto della stessa Coldiretti e quindi trasferitosi a Pavia, negli ultimi anni agricoltore a tempo pieno: «Il problema è abbastanza complesso, considerato che questo è un territorio in cui la regolamentazione venatoria non considera il cinghiale una specie cacciabile. Si parla quindi di selezione, nel senso che a operare deve essere il “selecontrollore”, che ha fatto corsi specifici e che effettua controlli sulla base delle disposizioni in vigore. Verso inizio settembre è stato predisposto uno studio che ha visto attivi dei tecnici faunistici qualificati, mi risulta che si stia aspettando che la Regione dia il proprio benestare per poi designare i selecontrollori. Il capo che viene abbattutto, poi, può anche essere ceduto per attività a fini commerciali. Per ora comunque, in sostanza, si sta facendo poco. Il cinghiale – prosegue Palladino – è una specie onnivora che si adatta a ogni territorio, dalle nostre parti non ha un reale predatore, perché mancano i lupi. È perciò approdato in un ambiente ideale, qui trova cibo e può vivere tranquillamente, dovendo al massimo solo attraversare delle strade. Oltre ai rischi per la pubblica sicurezza esiste una criticitàin termini di danni che non possono essere risarciti». Il motivo è presto spiegato: «Non essendo considerata una specie cacciabile, non è esiste risarcimento. Oltre al danno, insomma, si rischia la beffa». Un tema da non sottovalutare quello riguardante la crescita numerica dei cinghiali, perché impattante nella quotidianità di tante persone, non solo sul fronte della sicurezza. Sempre a proposito di Coldiretti, ad esempio, a chiare lettere si è espressa recentemente anche la sezione regionale della Confederazione: «Continua la lunga serie di danni, aggressioni e incidenti provocata dall’incontrollata proliferazione degli animali selvatici sul territorio lombardo e nazionale, con il numero dei cinghiali presenti in Italia che ha superato abbondantemente i due milioni, con una diffusione che ormai si estende dalle campagne alle città, come dimostra il recente episodio del branco di sei esemplari arrivato fino alla darsena di Milano. I selvatici distruggono i raccolti agricoli, sterminano gli animali allevati, causano incidenti stradali ma a preoccupare sono anche i rischi per la salute provocati dalla diffusione di malattie come la peste suina. La proliferazione senza freni dei cinghiali sta mettendo a rischio l’equilibrio ambientale di vasti ecosistemi territoriali anche in aree di elevato pregio naturalistico». 

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