«La mia mamma biologica pianse prima di darmi via»

Paola Anselmi cerca da anni la donna che le diede la vita a Mortara

«Mi è stato riferito che fu costretta a lasciarmi suo malgrado»

Una storia che coinvolge, che fa riflettere, che in fondo fa anche viaggiare con la mente e in alcuni casi con i ricordi di una Mortara che non c’è più. Lo scorso luglio sulle pagine del nostro giornale abbiamo raccontato il desiderio di Paola Anselmi di conoscere la madre naturale, che la mise al mondo sul finire degli anni Sessanta proprio in questa città. A farla nascere fu il professor Pietro Sora, primario di ostetricia e ginecologia dell’ex ospedale Sant’Ambrogio, «mentre l’ostetrica era Maria Aguzzoni della provincia di Forlì» aggiunge la donna, che vive a Ruvo di Puglia (Bari) e lavora in ambito scolastico nel vicino comune di Terlizzi. Dopo il servizio pubblicato da La Lomellina, qualcosa si è mosso: «Sono stata contattata da una persona, una donna, che mi ha riferito che ai tempi, si parla del 1968 all’ospedale di via Ottone de Parenti al civico 4, i reparti di ostetricia e ginecologia erano comunicanti. Le infermiere e le ostetriche erano le medesime per entrambi i reparti – prosegue Paola Anselmi – e tra loro proprio in quei giorni girava la voce di questa giovane donna, mia madre, che oggi ha 71 anni e che piangeva perché non voleva darmi via, ma fu costretta e intimata a farlo da chi le stava vicino. Mi tenne in braccio per tre giorni. La signora che mi ha contattato ha fatto a sua volta alcune indagini tra amiche e conoscenti, ma senza risultato. La mia mamma biologica non è quindi di Robbio. La donna mi ha inoltre consigliato di rivolgere un ulteriore appello tra chi ha partorito nei giorni precedenti la mia nascita, datata 30 giugno ‘68: in questo modo spero di poter risalire a qualche indizio in più su quella donna che non passo inosservata». Il vigore con cui Paola parla del suo desiderio di risalire alle proprie origini è forte, e si respira chiaramente dopo  ogni sua parola. Da precisare che il cognome Anselmi lo ha ereditato dai genitori adottivi, Giovanni Anselmi e Porzia Campanale, che la adottarono quando aveva solamente 9 mesi. «Mi venne inizialmente assegnato il cognome Dezzani, che mi è stato detto essere di fantasia. Ma chissà…» sospira la donna, i cui appelli continuano quotidianamente a rimbalzare sui social non solo del nostro territorio. Nel corso degli anni – abbiamo raccontato nel precedente articolo – «Paola ha raccolto incartamenti relativi alla sua nascita e alla sua adozione. C’è stato anche un tentativo attraverso la trasmissione “Così lontani così vicini” condotta da Al Bano, ma nulla da fare». La protagonista in quella circostanza aggiunse: «L’unico modo che ho per far conoscere la mia storia è divulgare messaggi anche attraverso il web, nella speranza che qualcuno possa avere anche un vago ricordo. Mi sono anche attivata presso avvocati e preso parte ad alcune udienze. In occasione della seconda di queste, il giudice disse che mia madre, dopo avermi tenuta in braccio per tre giorni, fu costretta a darmi via, e che per conoscere le mie origini dovrò magari attendere che un giorno un notaio mi chiami per un eventuale lascito. Ma non mi interessa certo il denaro, ciò che voglio è conoscere la persona che mi ha messa al mondo e magari anche i miei fratelli. Non voglio essere di intralcio alla vita di nessuno, chiedo solo di conoscere la mia famiglia». Un desiderio assolutamente comprensibile, perché giunge direttamente dall’anima. E allora, carissima Paola, i migliori auguri.

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