Dopo la bufera del Covid suor Conterbia alla direzione

Al Centro Sociale di via Mazza, a Mortara, arriva la religiosa che aveva seguito la causa di beatificazione di Padre Pianzola

È stata una delle suore Pianzoline più esposte dal punto di vista mediatico degli ultimi vent’anni, ora suor Tiziana Conterbia è arrivata a guidare la vita e la comunità delle religiose ospitate al Centro Sociale Padre Pianzola di via Mazza a Mortara, dove quest’autunno è entrato il Covid e ha falcidiato 15 religiose ospiti. Ora la vita dell’istituto è tornata normale e serena e sono presenti una quarantina di suore, alcune più anziane e acciaccate, altre più in forma. Con la nomina di suor Tiziana la madre superiora Simona Corrado ha cercato una nuova guida dopo la scomparsa di suor Clotilde Ballesio: «Era indispensabile – afferma suor Conterbia – Quando la madre me l’ha chiesto ho capito che dovevo venire». C’era un tempo in cui  in Lomellina anche ogni piccolo centro aveva un asilo e una casa parrocchiale con la presenza delle Pianzoline e ognuna di loro è ancora ricordata con nostalgia e affetto superiori al normale. Una delle frasi ricorrenti, per ricordare il “tempo in cui le cose funzionavano” è appunto “quando c’erano le suore”. Ognuna indistintamente ha avuto un ruolo nelle comunità che le hanno ospitate. Suor Tiziana Conterbia, rispetto a tutte, ha avuto una esposizione mediatica superiore a tante, perché è lei che si è dedicata a realizzare la cosiddetta “positio” per la beatificazione di Padre Pianzola. È la biografia particolareggiata che nel processo canonico serve a documentaro ogni particolare, anche i meno importanti, della vita e del mondo che il futuro beato ha vissuto. Più di diecimila pagine che hanno portato alla proclamazione del 4 ottobre 2008.«Prima di me aveva iniziato padre Pirani degli Orionini – ricorda la religiosa. Poi lasciò a me in seguito a una malattia e purtroppo mori. Io seguii un corso a Roma presso la Congregazione delle Cause dei Santi e mi dedicai a questa impresa che non ho ancora abbandonato, perché seguo ancora l’archivio e le ricerche sul Padre. Inoltre mi dedico a fornire materiale e informazioni a quegli esterni che hanno la necessità di conoscere Padre Pianzola. Ci sono delle tesi di laurea in corso e altri lavori che mantengono viva la fama di santità e giustamente vanno seguite». Il miracolo che consentì a padre Pianzola di essere annoverato tra i beati della Chiesa è avvenuto a Formigliana, in provincia di Vercelli. Per essere considerato “santo” però dovrebbe essere riconosciuto, in un altro processo diocesano, un ulteriore miracolo. «Attualmente abbiamo sentore di diverse grazie che sono state concesse per intercessione di Padre Pianzola – afferma suor Tiziana – ma non ci sono altri processi in corso. La figura del padre è molto venerata e la cappella che abbiamo a Casamadre, che si affaccia direttamente sulla strada, viene visitata quotidianamente anche da persone che lasciano uno scritto. Questo è molto importante». Suor Tiziana Conterbia, 76 anni, nata nel Novarese, fin dalle scuole Medie e dai primi esercizi spirituali si sentì subito attratta dalla “chiamata” per  diventare una suora e così fece, anche se la sua famiglia, non fu subito convinta. Frequentò le Magistrali e poi l’Università Cattolica di Milano e il corso di laurea in Pedagogia generale. Quindi a Mortara si dedicò prima alla situazione del Cappa Ricci e poi alla causa di beatificazione che l’assorbì totalmente. Oggi approda alla direzione del Centro Sociale: «È una settimana che mi trovo qui e sto cominciando a capire il funzionamento di questa casa – conclude – ne ho ricevuto un’impressione molto positiva. Le mie consorelle sono serene. Non hanno vissuto in maniera traumatica l’esperienza dell’ospedale o della casa di Cura Sorbo Rosso. Anzi tutte si ricordano quel periodo come difficile, ma positivo. Si sono trovate bene, sono state curate. Il Centro sociale ha perso purtroppo tante suore che sono state il pilastro della nostra congregazione. Oggi qui siamo una quarantina e tutto funziona, con la solita accorta assistenza medica e con il personale infermieristico e sociale. La malattia ce la siamo lasciata alle spalle».

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